Home Attualità Brindisi, verso la “delocalizzazione” del carcere: ipotesi Restinco o l’ex base Nato

Brindisi, verso la “delocalizzazione” del carcere: ipotesi Restinco o l’ex base Nato

Dopo l’ispezione dello scorso agosto nel carcere da parte di una delegazione di Forza Italia, la politica cittadina torna a parlare della delocalizzazione dell’istituto penitenziario di via Appia. Lo ha fatto in commissione Urbanistica, in cui è stato discusso l’ordine del giorno presentato dal consigliere comunale di Forza Italia, Nicola Di Donna, relativo, appunto, allo spostamento della casa circondariale.

I precedenti

«La proposta nasce da un atto di indirizzo del consiglio comunale del 2008 (amministrazione del primo Mennitti, ndr) – ha spiegato Di Donna – in cui si prevedeva la delocalizzazione del carcere. Ma non si attuò, sia perché furono fatti investimenti importanti sulla struttura, e non si volle bruciarli, sia perché non ci furono interlocuzioni col governo.

Dopo la visita dell’onorevole D’Attis, è emersa questa disponibilità. Perciò, chiediamo al sindaco di riavviare la procedura del 2008 e vedere se è percorribile. Potrebbe essere possibile per due motivi – ha continuato il consigliere – è da 15 anni che non si effettua una manutenzione sulla struttura e poi pare che possa esserci una misura di finanziamento, attraverso un canale creato da D’Attis e Delmastro. Contento che l’opposizione abbia dato la sua disponibilità, anche perché fu proprio l’amministrazione Rossi a riproporre la delocalizzazione nel Dpp. Se c’è la volontà comune, perché non farlo?».

Il problema della sede

L’attuale istituto penitenziario è ubicato in via Appia, in pieno centro urbano. Zona assai trafficata, in cui insistono abitazioni, uffici ed attività commerciali. Quindi, è chiaro che verrebbe trasferito in aree più periferiche della città. «Si potrebbe pensare a Restinco o all’ex base Nato – ha concluso Di Donna – il carcere è stato costruito quando quella zona era periferica, oggi non è pensabile averlo lì. Intanto, bisogna impegnare il governo per un finanziamento, poi si individuerà la collocazione migliore. Preciso che la struttura non sarà abbattuta, perché è storica. Potremmo pensare ad un parco o un centro di aggregazione».

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