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Orta Nova, il riscatto sociale di Saverio che non riesce a trovare casa

Non chiede sconti per il suo passato. Saverio Popolo, classe 1973, con quel passato ingombrante che non gli appartiene più da tempo, ha ormai fatto pace e non intende nascondere gli sbagli fatti. Sul punto è chiaro: «Ho commesso alcuni reati dei quali non vado assolutamente fiero. Sono sbagli di gioventù che mi hanno bollato come pregiudicato, negandomi la possibilità di trovare un lavoro stabile e di vivere un futuro sereno accanto ai miei bambini e alla mia attuale compagna. Con quella vita ho chiuso definitivamente. Oggi sono una persona diversa, che chiede solo alle istituzioni locali di poter continuare a essere un buon padre, garantendo alla mia famiglia un tetto sulla testa».

Saverio, da quasi vent’anni abita, con la compagna e tre figli di 4, 6 e 7 anni vicino allo scalo ferroviario di Orta Nova, in una palazzina occupata. «Purtroppo è stata una scelta obbligata. Nonostante l’aiuto della mia famiglia, non posso permettermi di pagare un affitto», afferma Saverio. Ma abitare nella zona non è facile. «Qui il degrado la fa da padrone. È un continuo via vai, di giorno e di notte, di mezzi che abbandonano rifiuti di ogni genere, del tutto indisturbati sia di giorno che di notte. In più di un’occasione, avendo colto in flagranza i responsabili, sono quasi arrivato alle mani. Senza trascurare poi, un aspetto forse ancora più preoccupante. Mi riferisco ai roghi, che di tanto in tanto qualche mano criminale accende, forse per cancellare scomode tracce».

Attualmente Saverio vive grazie al reddito di cittadinanza ed è impiegato dal comune di Orta Nova in un progetto di manutenzione all’interno della locale villa intitolata. Un’area verde oggi completamente in mano ai vandali. «Non è raro durante il mio lavoro rinvenire profilattici usati, lampioni utilizzati per il tiro al bersaglio. Una volta pure una bici incastrata su un albero e in un’altra occasione, persino uno scooter».

Saverio da tempo ha avanzato una richiesta all’amministrazione comuna. «All’ingresso della villa sorge una piccola casetta, in passato abitata dal defunto custode. Ho così proposto all’Amministrazione di affidarmela nello stato in cui si trova, ossia abbandonata e vandalizzata. Mi sono offerto pure, di risistemarla a mie spese. Così da poterci trasferire la mia famiglia e vivere in una condizione abitativa più sana e più funzionale alla crescita sana dei mie figli». Ma da Comune hanno fatto sapere che la richiesta non può essere accolta: si preferisce tenere una famiglia nel degrado che contrastare il degrado recuperando un bene comune.

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