Home Ambiente e Sostenibilità Il Polo microinquinanti da Taranto a Bari? Arpa smentisce: «Nessun trasferimento»

Il Polo microinquinanti da Taranto a Bari? Arpa smentisce: «Nessun trasferimento»

È psicosi da “scippo”. Dopo il caso della Sovrintendenza in volo per Napoli e poi a rischio svuotamento di competenze e quello della nave-museo Garibaldi, scoppia un nuovo bubbone per il paventato trasferimento del Polo Microinquinanti dal Dipartimento ambientale provinciale di Taranto alla direzione scientifica di Bari. Un «colpo basso» al quale il sindaco Rinaldo Melucci e la Cgil hanno risposto rivolgendosi subito al governatore Michele Emiliano e ai vertici dell’agenzia regionale per l’ambiente.

La smentita

E proprio il dg Vito Bruno getta acqua sul fuoco. Chiarisce che «non vi è alcuna intenzione di chiudere laboratori o trasferire il personale da Taranto a Bari. Smentisce la notizia di una presunta chiusura del laboratorio. Spiega che si tratta solo di «normali processi di gestione operativa, tipici di una qualsiasi struttura che non implicano in alcun modo un depotenziamento delle attività o il trasferimento di personale». Bruno ribadisce «l’impegno a conservare le attività già svolte da Arpa a Taranto, continuando a mantenere l’alto livello di controllo e monitoraggio ambientale per il territorio». Respinge infine gli attacchi sul “piano Taranto”, «legge del 2016, rimasta inapplicata sino alla mia nomina».

Le reazioni

Contro la ventilata ipotesi di trasferimento del polo Microinquinanti e del suo accorpamento al centro regionale Aria dell’Arpa si era scagliato anche il sindaco Melucci, parlando di «un ulteriore colpo basso per la città, già duramente provata da anni di sacrifici e lotte per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica». Dopo un periodo di apparente concordia, si sono riaccese le polemiche con la Regione. «Quanto sta accadendo mi induce ad un’amara riflessione», ha detto il primo cittadino, «chev tutti gli sforzi profusi dall’amministrazione in questi ultimi anni con l’avvio di un virtuoso processo di rigenerazione, finalizzati a cambiare il nostro modello di sviluppo economico e a migliorare la qualità della vita dei cittadini rischiano di essere vanificati dalla mancanza di attenzione da parte delle altre istituzioni del territorio. Una situazione purtroppo non nuova se si pensa ai problemi che assillano la sanità locale o alle difficoltà che si stanno registrando per la Soprintendenza». Anche la Cgil ha scritto ad Emiliano e Bruno chiedendo un incontro per chiarire il caso, col timore di assistere ad un taglio di investimenti legati al piano Taranto. Per la città, infatti, sono previsti fondi per circa 4 milioni di euro.

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