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La burocrazia costa quasi 15 miliardi di euro. Meridione “soffocato”, ma la Puglia si salva

Se il divario tra Nord e Sud cresce e l’intero Paese non riesce a crescere in maniera forte e omogenea, la colpa è anche della burocrazia che costa agli italiani 14 miliardi e mezzo di euro ogni anno, soffocando soprattutto i Comuni più piccoli e le Regioni meridionali. Fa eccezione la Puglia dove l’incidenza della burocrazia risulta minore. Ecco lo scenario delineato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre in un report stilato per conto dell’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali (Asmel) in occasione del Forum annuale di Napoli.

Il dato di partenza è allarmante: la burocrazia affligge i Comuni, soprattutto quelli di piccolissime dimensioni, tanto che i cittadini devono sostenere un costo aggiuntivo pro capite pari a 251 euro all’anno, che, in termini complessivi, sfiora i 14 miliardi e mezzo.

«Questo – spiegano dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre – succede quando, per poter ottemperare agli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni o procedure fissate dai Ministeri, è necessario utilizzare molto personale e impegnare tanto tempo che invece potrebbero essere investiti più proficuamente per erogare ulteriori servizi, in particolar modo a cittadini e imprese».

Le amministrazioni comunali più piccole, cioè quelle fino a 5mila abitanti, registrano il costo più elevato, pari a 344 euro pro capite.

Seguono i Comuni con oltre 60mila abitanti, per i quali la burocrazia costa 259 euro a testa, e quelli con classi demografiche intermedie: 238 euro per i Comuni tra i cinque e i 10mila abitanti, 212 fra i 10 e i 20 mila e 208 fra i 20 e i 60mila.

Per quanto riguarda le macroaree, a soffrire maggiormente sono le realtà amministrative ubicate nelle regioni del Mezzogiorno: Basilicata con il 34,6% (152 milioni annui), Molise con il 34,5% (93 milioni), Sicilia con il 33% (973 milioni) e Calabria con il 32,8% (513 milioni). In controtendenza la Puglia col 24,7% (738 milioni), la Lombardia col 24% (2,1 miliardi) e il Lazio col 22,6% (1,5 miliardi). «In altri termini – rileva Francesco Pinto, segretario generale dell’Asmel – sono proprio le amministrazioni più svantaggiate, le più piccole e quelle ubicate al Sud, a soffrire di più per l’incidenza di una burocrazia eccessiva». Una condizione, quella evidenziata da Pinto, che non può non incidere sull’ormai atavico divario tra Nord e Sud del Paese. D qui la necessità di una sburocratizzazione che “liberi” risorse economiche e umane per le amministrazioni centrali e locali: «Ormai, nei Comuni, il peso di adempimenti, spesso puramente formali o ridondanti, rappresenta sempre più l’ostacolo maggiore al buon funzionamento degli enti. L’allarme è simile a quello lanciato dalle piccole e medie imprese e il fatto che ora venga denunciato da strutture pubbliche la dice lunga sui guasti generati dall’eccesso di regolazione, vera zavorra del sistema Italia».

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