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Corruzione in atti giudiziari: sarà la Cassazione a decidere dove processare l’ex giudice Nardi

Lecce o Potenza? Sarà la Corte di Cassazione a decidere in quale tribunale si dovrà celebrare il processo per corruzione in atti giudiziari a carico dell’ex giudice tranese, Michele Nardi, e altri quattro imputati, già condannati in primo grado dal tribunale di Lecce il 18 novembre 2020, sentenza poi annullata dalla Corte d’appello che aveva trasmesso gli atti alla procura di Potenza.

È stato proprio il gup del tribunale di Potenza, Lucio Setola, a stabilirlo accogliendo le questioni preliminari sollevate dal pm e dalle difese degli imputati Michele Nardi, dell’ex ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, dell’avvocatessa Simona Cuomo, di Gianluigi Patruno e di Savino Zagaria.

Il giudice, che avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, si è dichiarato incompetente ed ha affermato che «la compentenza a decidere i fatti» era stata «correttamente individuata nel tribunale di Lecce» dove era stata incardinata l’azione penale e dove era stato disposto il rinvio a giudizio. La sentenza dei giudici salentini di primo gravo era stata poi annullata (il 1 aprile 2022) dalla Corte d’appello di Lecce che si era dichiarata incompetente e aveva trasmesso gli atti alla Procura di Potenza ritenendo che il procedimento fosse connesso con quello a carico dell’ex procuratore di Taranto e Trani, Carlo Maria Capristo, indagato nella città potentina. Poiché, dopo la dichiarazione di incompetenza di oggi, sono stati due i giudici che si sono dichiarati incompetenti a giudicare gli stessi imputati, il conflitto di competenza è “negativo” e gli atti devono essere rimessi alla Suprema Corte che dovrà decidere dinanzi a quale giudice dovrà essere celebrato il processo.

Nardi in primo grado era stato condannato a 16 anni e 9 mesi per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. È accusato di aver garantito esiti processuali favorevoli in più vicende giudiziarie e tributarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini dei pm di Trani in cambio di denaro, gioielli e varie utilità.

Oltre a Nardi il tribunale di Lecce, il 18 novembre 2020, aveva condannato a 9 anni e 7 mesi di reclusione l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, ritenuto complice dell’ex pm tranese Antonio Savasta (condannato in primo grado con rito abbreviato a Lecce in un processo-stralcio a 10 anni, la cui posizione è stata poi trasferita per connessione a Potenza); 6 anni e 4 mesi erano stati inflitti all’avvocatessa barese Simona Cuomo; 5 anni e 6 mesi a Gianluigi Patruno; 4 anni e tre mesi a Savino Zagaria, cognato di Savasta.

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