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L’export vola al Sud ma non in Puglia: crollo per agroalimentare e mobili

Se tre indizi fanno una prova, allora è vero che l’economia pugliese sta rallentando. Dopo la Banca d’Italia e l’osservatorio Aforisma, adesso è la direzione Studi e Ricerche di banca Intesa Sanpaolo a segnalare l’ennesima performance negativa di quella che è tradizionalmente considerata la “locomotiva” del Sud. Nel primo semestre del 2023 le regioni meridionali registrano un aumento dell’export industriale pari al 5,3% e 18 distretti sui 28 monitorati chiudono col segno più; non è così in Puglia, unico territorio a mostrare esportazioni in calo rispetto ai primi sei mesi del 2022, con un preoccupante -4,6%. Situazione di sostanziale stabilità, invece, per la Basilicata che perde solo mezzo punto percentuale.

Partiamo dell’export dell’agroalimentare che al Sud guadagna 231 milioni pari a un +8,2%. In controtendenza l’ortofrutta barese che crolla del 37,4% lasciando sul terreno addirittura 98 milioni, complice la forte diminuzione delle vendite in Algeria e Tunisia. Bene, invece, il settore di ortofrutta e conserve del Foggiano e quello di olio e pasta barese che guadagna il 30,3 e il 21,3%.

Le “ombre” riguardano soprattutto il settore della moda. In tutto il Sud le esportazioni di capi d’abbigliamento e accessori crescono di 57 milioni, pari al 10,1%. Se si passano in rassegna i distretti industriali pugliesi, però, non si può fare a meno di notare il calo per calzature di Casarano (-3,4%), abbigliamento barese (-4,1%), calzature del Nord barese (-5,1%) e calzetteria del Salento (-14,1%).

Sfavorevole anche l’andamento dell’export dei prodotti del sistema casa con il mobile imbottito della Murgia che perde addirittura il 21,2%. In questo ambito, però, la Puglia non è sola: la performance è negativa per l’intero Mezzogiorno il cui valore delle esportazioni si abbassa di quasi 20 punti percentuali.

Nell’economia regionale, però, non mancano le note positive. La meccatronica barese, infatti, è il distretto che esporta di più tra quelli del Mezzogiorno, facendo segnare un incremento di 24 milioni pari al 3,3%. Decisivo, ai fini di questo risultato, è l’aumento delle vendite in Romania, secondo mercato di sbocco del distretto, oltre che in Francia, Repubblica Ceca e Belgio; in evidenza pure il balzo di vendite in Messico e a Singapore. Le performance positive su questi mercati hanno più che compensato i cali subiti in Germania, Corea del sud, India, Iraq e Thailandia.

L’altra nota positiva è data dalla performance del polo aerospaziale della Puglia le cui esportazioni sono aumentate di 59 milioni pari al 43,2%: un risultato secondo solo a quello del polo farmaceutico di Napoli, capace di raddoppiare le vendite all’estero per un totale di circa 1.205 milioni.

Insomma, per l’economia regionale cominciano a suonare campanelli d’allarme. Nei giorni scorsi era stata Bankitalia a evidenziare l’aumento del tasso di disoccupazione e a prevedere un forte rallentamento dei consumi da parte delle famiglie. A rendere lo scenario economico ancora meno entusiasmante ci aveva pensato poi l’osservatorio Aforisma che aveva segnalato un forte rallentamento delle assunzioni da parte delle imprese, a causa del vertiginoso aumento dei costi. Ora, infine, arriva il monitoraggio di Intesa Sanpaolo che non lascia presagire nulla di buono. «Dal sostegno all’industria turistica agli investimenti nelle Zes, il nostro Gruppo continua a garantire tutti gli interventi necessari per accelerare la ripresa economica nelle regioni del Sud – spiega Alberto Pedroli, direttore regionale di Basilicata, Puglia e Molise – Sosterremo anche le filiere di prossimità, elemento chiave della nostra economia: tra Basilicata, Puglia e Molise abbiamo già favorito oltre 35 accordi di filiera che coinvolgono circa 850 fornitori per un giro d’affari di oltre 4,5 miliardi».

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