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Mutui più costosi al Sud: la crisi fa schizzare i tassi. In Puglia e Basilicata rate vicine ai mille euro

Comprare casa, al Sud, è molto più difficile che al Nord. Il motivo risiede nella fragilità dell’economia meridionale che fa lievitare i tassi di interesse più di quanto non accada da Roma in su. Così succede che, per un mutuo da 150mila euro a 25 anni, una rata costi “solo” 800 euro a Bologna e che questa cifra lieviti fino a 966 a Potenza, 969 a Bari e addirittura mille euro a Catanzaro. A individuare l’ennesimo divario economico tra Nord e Sud del Paese è la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) che, dopo l’annuncio di un ulteriore aumento del costo del denaro da parte dei vertici della Banca centrale europea (Bce), disegna per le famiglie uno scenario poco incoraggiante.

Partiamo dai numeri, dunque. Molise, Calabria, Sicilia e Campania sono le regioni italiane dove un mutuo a tasso fisso da 150mila euro e a 25 anni si ottiene alle condizioni meno favorevoli. In questi quattro territori, in base ai dati diffusi a giugno scorso dalla Banca d’Italia, il tasso d’interesse medio è superiore al 6%. Seguono, a breve distanza, Puglia e Basilicata, dove il tasso d’interesse medio tocca rispettivamente 5,91 e 5,87%. Il divario rispetto alle regioni del Centro e del Nord è assai evidente, se si pensa che, in Emilia-Romagna e in Trentino-Alto Adige, il tasso d’interesse medio supera di poco rispettivamente i quattro e i cinque punti percentuali.

Tradotti in valore assoluto, questi dati rivelano che a Bologna si paga una rata mensile di “soli” 800 euro, 821 a Roma, 841 a Milano e 859 a Torino; condizioni meno favorevoli si registrano a Bari e Potenza, come anticipato, ma anche a Napoli, dove la cifra da rimborsare mensilmente alla banca ammonta in media a 980 euro, e a Catanzaro, che con i suoi mille euro si piazza in cima alla classifica delle città dove i prestiti sono meno convenienti.

Ma come si spiega questa differenza? Determinanti sono i fattori di rischio che le banche prendono in considerazione quando sono chiamate a definire le condizioni per ciascun prestito. Questi elementi, infatti, variano da territorio a territorio. «Nelle regioni meridionali del Paese – spiega Lando Maria Sileoni, presidente della Fabi – le economie sono più deboli, ci sono più fallimenti di imprese, l’occupazione è meno stabile e il numero delle famiglie in difficoltà con le scadenze dei pagamenti è più alto. Per tutte queste ragioni un mutuo per comprare casa risulta molto più caro al Sud rispetto al resto d’Italia».

L’indagine condotta dalla Fabi si concentra sui prestiti a tasso fisso che, in questo momento, risultano più convenienti di quelli a tasso variabile. «Ciò perché il mercato ritiene che il livello del costo del denaro sia vicino al picco – continua Sileoni – e, pertanto, ipotizza una discesa nel breve periodo, ovvero due o tre anni, sia del tasso di riferimento sia del livello dell’inflazione. Di conseguenza si ipotizza una discesa anche per quanto riguarda gli interessi su mutui e prestiti, ragion per cui il tasso variabile potrebbe essere meno vantaggioso, in prospettiva, per la banca che eroga un finanziamento».

A preoccupare, però, sono le prospettive del costo del denaro. Dopo l’ultimo ritocco registrato a settembre, quando il tasso d’interesse è stato portato al 4,5% con il decimo rialzo in 14 mesi, molti osservatori hanno pensato che fosse l’ultimo. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha invece gelato tutti precisando che i rialzi non cesseranno finché l’inflazione non sarà calata fino ad assestarsi sul 2%. «Purtroppo – chiosa il presidente Sileoni – la corsa del costo del denaro non è finita».

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