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Seimila euro per diploma o laurea ma è tutto falso: le ricadute pugliesi dell’inchiesta campana

Avrebbe ricadute anche sul territorio foggiano la maxi inchiesta della Procura di S. Maria Capua Vetere incentrata su un “traffico” di titoli di studio falsi che aveva il fulcro in provincia di Caserta. In un blitz di perquisizioni -12 personali e 7 in sedi di società e in uno studio professionale – compiuto giovedì e venerdì scorsi in Campania e in Puglia, la Guardia di finanza del comando provinciale di Caserta ha raccolto prove su un’indagine per la quale la procura capuana ha iscritto 12 persone nel registro degli indagati, ipotizzando che l’ex istituto paritario “Garibaldi” di Vairano Patenora (Caserta) si sarebbe trasformato in un “diplomificio”, confezionando e distribuendo diplomi, lauree e titoli di operatore socio sanitario non conformi, senza che i beneficiari avessero sostenuto esami: anzi, sempre secondo la magistratura, i “titoli” venivano venduti per 6 mila euro l’uno.

La ricostruzione

Le attestazioni finte venivano poi utilizzate da chi le comprava per ottenere vantaggi in concorsi pubblici e privati, nel mondo della scuola come in quello della Sanità. Le indagini delle fiamme gialle hanno portato alla luce una complessa organizzazione gestita dal proprietario dell’istituto “Garibaldi”, Raffaele D’Elena, 35enne di Capua, secondo le accuse mente e fautore del commercio illecito.

La “rete” coinvolgeva, tra le altre istituzioni individuate dagli inquirenti, anche una società di formazione di Trani, con ufficio a San Giovanni Rotondo, un’altra società di Corato, un’associazione culturale a Barletta e lo studio di un commercialista foggiano residente nel Casertano.

Il sequestro

Da tutti gli uffici gli uomini della guardia di finanza hanno portato via i computer e la documentazione relativa ai corsi effettuati oggetto dell’indagine. A tutti gli indagati viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata allo Stato, oltre che il concorso in falso ideologico e materiale.

L’esclusione

L’Ufficio scolastico provinciale di Caserta aveva già escluso D’Elena nel 2021 dalla prima fascia delle graduatorie provinciali e di istituto per le classi di sostegno e per l’insegnamento di “Laboratori di scienze e tecnologie informatiche” per «la mancata presentazione, da parte del docente, della certificazione linguistica C-2 inglese e l’esito negativo sulla veridicità della certificazione di equipollenza del titolo di specializzazione per il sostegno presentata dal docente anzidetto, in quanto l’università “La Sapienza” di Roma comunicava di non averla mai rilasciata e di rappresentare un falso». In più, nel luglio 2023, il Ministero dell’Istruzione aveva revocato lo status di “scuola paritaria” all’istituto privato secondario di secondo grado “Garibaldi”, con indirizzo di “istituto tecnico settore economico, amministrazione finanza e marketing”, per le “molteplici criticità rilevate” dopo un’ispezione compiuta su delega dello stesso dicastero. L’Istituto aveva presentato opposizione al Tar che, però, nel maggio 2023, ha respinto il ricorso.

Le intercettazioni

Oltre ai riscontri documentali, la Guardia di Finanza ha fatto ricorso anche a intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno rivelato non solo il ruolo apicale di D’Elena m il suo coinvolgimento diretto nell’emissione dei titoli falsi. Il sistema dei falsi certificati dell’Istituto “Garibaldi” avrebbe fruttato decine di migliaia di euro a settimana. Secondo le carte dell’inchiesta e la ricostruzione dei magistrati, gran parte di quei soldi sarebbero arrivati dalla Puglia.

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