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«Stessi livelli occupazionali o dovranno restituire i soldi»: allarme sugli aiuti regionali alle Pmi

Molte aziende potrebbero ritrovarsi, tra meno di due mesi, a dover restituire una parte del contributo ricevuto dalla misura posta in campo dalla Regione Puglia nel 2020 “Aiuti agli investimenti delle piccole e medie imprese”.

A lanciare l’allarme è Giovanni Assi, consigliere nazionale Unimpresa (Unione nazionale delle imprese) con delega al Lavoro e Welfare.

A fronte di un ulteriore contributo del 10%, prevedeva l’obbligo vincolante per le aziende di mantenere i livelli occupazionali del 2019 a fine 2022. Una prerogativa che, a detta di Assi, molte aziende non avrebbero rispettato.

«Le imprese – sottolinea Assi – potrebbero dover restituire gli aiuti ricevuti con la penalizzazione di essere escluse per i prossimi anni da ogni tipo di misura agevolativa, semplicemente per il fatto di non aver mantenuto gli stessi livelli occupazionali (Ula) del 2019 per le cause a tutti ben note e certamente indipendenti dalla loro volontà. Considerando che da marzo 2022 le aziende si sono trovate ad affrontare situazioni inimmaginabili che hanno messo a dura prova la loro stessa esistenza, sarebbe davvero una beffa dover restituire delle somme alla Regione. Essere escluse poi da futuri incentivi, come la misura prevedeva, potrebbe far correre davvero il rischio di portare alla chiusura molte attività imprenditoriali pugliesi con una conseguenza disastrosa sull’occupazione per la perdita di migliaia di posti di lavoro».

Quanto espresso da Unimpresa sarà oggetto di una mozione a cui sta lavorando il consigliere regionale Paride Mazzotta. Unimpresa, intanto, chiede di prolungare di ulteriori dodici mesi la scadenza del termine del mantenimento degli obblighi per beneficiare degli aiuti, spostandola al 31 dicembre 2023, dando così l’opportunità alle aziende di affrontare un anno più produttivo, con l’auspicio di riportare al termine del nuovo anno i propri livelli occupazionali a quelli pre-pandemici.

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