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Ex Ilva, pronto il prestito ponte: manca solo il sì dell’Europa. Piano industriale entro un mese

Un decreto interministeriale è pronto per essere firmato per il prestito ponte da 320 milioni ad Acciaierie d’Italia. Manca solo l’ok della Commissione Europea. Denaro che servirà per la gestione delle attività dell’azienda e che sarà disponibile appena i commissari faranno la richiesta. È quanto ha affermato ieri il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti a margine del tavolo sull’ex Ilva con i sindacati.

Non sarà l’unico intervento previsto dall’Esecutivo per far fronte all’emergenza di liquidità che rischia di travolgere dopo il commissariamento il gruppo siderurgico. Nelle prossime ore, infatti, arriveranno 150 milioni che serviranno per le manutenzioni più urgenti, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro di Palazzo Chigi.

Entro un mese, invece, il Governo garantisce che sarà pronto il nuovo piano industriale redatto dai commissari. Questi ultimi, inoltre, saranno convocati già questa settimana dal ministro delle Imprese Adolfo Urso per definire i passi necessari per il prossimo contratto d’affitto.

A Maggio, infatti, scadrà il prestito degli impianti, di proprietà di Ex Ilva in amministrazione straordinaria, ad Acciaierie e andrà rinnovato. Nei piani iniziali del Governo e dell’allora socio privato in AdI, ArcelorMittal, c’era il possibile acquisto degli impianti che, si ricorda, sono ancora soggetti a sequestro da parte della magistratura. Nel frattempo è lo stesso Urso a spiegare che serviranno circa sei mesi per fare ripartire gli altiforni uno e due. Ampia copertura, infine, per quel che riguarda la cassa integrazione.

La ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone ha confermato la copertura per tutto il 2024 per i lavoratori diretti e una cig di dieci settimane per i lavoratori dell’indotto. Un provvedimento straordinario che mira ad attenuare, quantomeno, l’incandescente situazione che vivono le aziende del territorio al servizio del siderurgico. Queste ultime hanno avuto un confronto con il ministro Urso dopo l’incontro di quest’ultimo con i sindacati.

Le associazioni di categoria rappresentate nell’indotto di Taranto, Aigi Puglia, Anita Puglia, Casartigiani Puglia, Cna Puglia, Confapi Taranto, Confartigianato Imprese Puglia, Confindustria Taranto e Fai Puglia, si sono presentati al tavolo con una serie di proposte unitarie tra le quali «la sospensione, più volte invocata, del pagamento degli oneri fiscali e di quelli contributivi per tutte le imprese che vantano crediti nei confronti di AdI, sia diretti che derivanti da subappalti connessi al siderurgico garantendo la regolarità Durc. Questo passaggio garantirebbe quantomeno una boccata d’ossigeno in una situazione la cui responsabilità non è certo delle imprese fornitrici di beni e servizi», afferma l’indotto.

Da parte loro i sindacati sono tornati a chiedere tempi rapidi. «La situazione era già drammatica con i Mittal. In questo mese non è successo nulla», afferma il segretario della Uilm, Rocco Palombella. «’Il rapporto con il sindacato è migliorato, c’è un approccio diverso, ma su sicurezza e impianti non si vede nulla. Le risorse non sono arrivate: né i 150 milioni dell’amministrazione straordinaria né i 320 milioni promessi dall’esecutivo. Senza risorse la situazione resterà drammatica», sottolinea Palombella. La Fiom, tramite il segretario nazionale Michele De Palma, ha chiesto al Governo di «continuare a garantire che ci sia la presenza pubblica. Poi, è necessario garantire la piena occupazione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, perché gli errori e i disastri del management non possono essere pagati dai lavoratori e dai cittadini del luoghi dove sono gli stabilimenti», ha sottolineato il sindacalista.

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