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Vendola presidente di Sinistra italiana: «Impossibile tirarmi indietro. In campo per difendere il Sud»

Non sarà «candidato a niente» e dunque nemmeno alle prossime elezioni europee, come qualcuno aveva fatto trapelare nelle scorse settimane.

Nichi Vendola, però, torna alla politica attiva e lo fa da presidente di Sinistra italiana, acclamato dai militanti riuniti a Perugia per il congresso nazionale. Dopo essersi fatto da parte perché condannato in primo grado a tre anni e mezzo per concussione aggravata nell’ambito della vicenda “Ambiente svenduto”, l’ex presidente della Puglia esce dall’angolo e, in attesa del processo d’appello, torna in campo. Perché, come Vendola precisa durante il suo intervento dal palco, ancora nelle vesti di semplice delegato, «non possiamo abbandonarci alla depressione, al rimpianto o alla nostalgia: questo è tempo di tornare a casa per rimetterci in cammino».

E allora, presidente, che valore ha lei questa acclamazione da parte dei militanti di Sinistra italiana?

«È stato un momento di grande emozione. Erano anni che la mia comunità politica e tanta gente comune mi chiedevano di tornare in campo. Questa volta non ho potuto tirarmi indietro».

Lei ha chiarito che non sarà candidato alle prossime elezioni europee di giugno 2024. In che cosa si sostanzierà, quindi, questo suo rinnovato impegno politico?

«Farò politica con spirito partigiano e con umiltà. Per me la politica è stare dalla parte della vita contro l’orrore della guerra, dalla parte dell’ambiente contro i negazionisti della crisi ecologica, dalla parte dei lavoratori contro la precarietà e lo sfruttamento, dalla parte delle donne contro il patriarcato, dalla parte delle persone Lgbt contro la polizia morale del ministro Matteo Salvini».

La vedremo spesso e volentieri a Roma, quindi…

«Attraverserò territori, dando una mano a chi non intende arrendersi alla deriva autoritaria che rischia di travolgere l’Italia».

Si parla di campo largo, cioè di fronte comune di tutte le forze progressiste, tanto in Parlamento quanto in Regione Puglia e nei Comuni: la rinascita della sinistra italiana passa necessariamente da qui?

«Non mi appassionano le dispute nominalistiche. Occorre mettere insieme tutte le culture e le storie democratiche, tutti coloro che hanno nella Costituzione il proprio faro, non solo per fare argine contro la destra, ma per aprire una strada nuova per il Paese».

Quanto è importante questa strategia per il Mezzogiorno?

«Mettere insieme culture e storie democratiche è indispensabile anche e soprattutto per difendere il Sud dalla brutalità di quei predoni che vogliono l’autonomia differenziata, cioè la secessione dei ricchi».

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