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Via libera alla terza rata da 18 miliardi e mezzo del Pnrr, Fitto: «Passo avanti». Ma è scontro con l’Europa

Potrebbe arrivare già nei primi giorni di ottobre la terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che per l’Italia vale ben 18 miliardi e mezzo di euro. Ieri, infatti, il Comitato economico e finanziario del Consiglio dell’Unione europea ha espresso parere positivo all’erogazione della terza tranche di fondi: un via libera che giunge in un momento di forte tensione tra il governo Meloni e il commissario europeo Paolo Gentiloni.

Fonti qualificate europee fanno sapere che la discussione sulla liquidazione della terza rata all’Italia è stata «breve e consensuale». La prima richiesta di versamento della terza rata era stata presentata dall’Italia a fine 2022 e, dopo un lungo iter, a fine luglio era arrivato il via libera da parte della Commissione che aveva anche acconsentito al trasferimento sulla quarta rata di alcuni degli obiettivi tra i quali quelli relativi agli alloggi per gli studenti. Il parere positivo espresso ieri dal Comitato economico e finanziario, però, dovrà essere seguito da una «ulteriore procedura di comitatologia». In altre parole, manca soltanto l’ok formale da parte dei ministri, dopodiché l’Unione europea sborserà i 18 miliardi e mezzo tanto attesi dall’Italia. Comprensibile, dunque, l’entusiasmo di Raffaele Fitto, ex governatore pugliese e attuale ministro con deleghe ad Affari europei, Pnrr e Mezzogiorno: «Prendiamo atto con soddisfazione del parere positivo espresso oggi dal Comitato economico e finanziario sull’erogazione della terza rata. Un altro passo avanti importante».

Il parere positivo del Comitato economico e finanziario all’erogazione della terza rata del Pnrr arriva in un momento di forte tensione tra l’Unione europea e il governo Meloni. Al centro dello scontro c’è la questione di Ita, la compagnia aerea nazionale che entro la fine dell’anno dovrebbe essere venduta ai tedeschi di Lufthansa col placet dell’Europa. Da Bruxelles, però, il via libera tarda ad arrivare, tanto che la premier Giorgia Meloni ha definito «curioso che la Commissione blocchi la soluzione al problema Ita», puntando il dito contro il commissario Paolo Gentiloni al quale Palazzo Chigi ha chiesto «un occhio di riguardo in più» per il suo Paese di origine. Lo stesso Gentiloni ha tentato di gettare acqua sul fuoco, predicando «fiducia» sull’esito dei negoziati e dicendo di non voler partecipare a «polemiche che danneggiano l’Italia».

Altro fronte è quello delle previsioni di crescita del Pil dell’Italia che la Commissione europea ha rivisto al ribasso. Le proiezioni annuali sono state riviste al ribasso a partire dalla primavera: si prevede che il Pil italiano crescerà dello 0,9% nel 2023 e dello 0,8 nel 2024. Pesano il calo della domanda interna e le difficoltà dell’industria. Secondo Gentiloni, però, il rallentamento della crescita «non è particolarmente italiano ma coinvolge diversi Paesi e ho fiducia che l’economia italiana come ha mostrato in tanti occasioni possa reagire in modo positivo».

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