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Il figlio di Martin Palermo dopo la stagione in D col Martina: «Sogno il professionismo»

Segnare è nel DNA, di padre in figlio, nel caso di Ryduan Palermo, figlio d’arte del grande centravanti argentino Martin, già bandiera e miglior goleador di sempre del Boca Juniors con poco meno di duecento reti e una presenza significativa in nazionale.

Il figlio Ryduan è nato nel 1997, cresciuto calcisticamente con due società argentine, Estudiantes e l’Arsenal, ha fatto il suo debutto nel campionato cileno di serie B col Santiago Morning. Palermo ha poi indossato le maglie del Marathon (Honduras), Lenens (terza divisione spagnola) ed in Eccellenza sarda nella passata stagione.

Da quest’estate è andato in serie D al Martina Franca con il quale è arrivato secondo in campionato, disputando il suo miglior campionato dal punto di vista realizzativo. Intervenuto telefonicamente si è raccontato tra passato, presente e dove si vede proietatto al futuro.

A quanti anni ha scoperto la passione per il calcio ed ha capito che voleva fare il calciatore?
«Sin da piccolo, ero sempre col pallone. A me, l’amore per il calcio è sbocciato comunque tardi, e vi svelo che a 13 anni stavo pensando di smettere poi qualcosa è scattato e a 15 anni mi son trovato titolare nel settore giovanile dell’Estudiantes. Di lì è iniziato il mio percorso, con il mio papà primo tifoso che dispensava consigli. Ora me ne dà di meno ma ci tiene ugualmente tantissimo»

Ci ricorda la data del 4 luglio 1999 passata alla storia per quei 3 rigori sbagliati da suo padre contro la Colombia, anche se successivamente a quella partita contribuì alla qualificazione al Mondiale della nazionale Argentina.
«Un giocatore si valuta non dall’errore, ma da tanti aspetti: dal coraggio, dall’impegno, dal gettare il cuore oltre l’ostacolo e dalle qualità. Mio padre le aveva tutte queste caratteristiche. Dovunque ha segnato ed ha avuto anche gli “attributi” di prendersi la responsabilità come in quell’occasione quando ne sbagliò tre penalty. Disse la sera stessa ad un’emittente argentina che se ci fosse stato il quarto sarebbe andato a batterlo. La partita dopo segnò il gol che valse la qualificazione . Al Mondiale 2010, l’allora C.T. Maradona lo volle fortemente. Con Diego poi aveva giocato e c’era un legame fortissimo e sapeva quello che gli avrebbe potuto dare. Quella Nazionale con Diego, il più grande di tutti i tempi, avrebbe meritato di andare molto più avanti. Ho avuto due idoli, uno è stato il grande Diego conosciuto di persona, l’altro è mio padre».

In questa stagione col Martina ha compiuto una cavalcata pazzesca: siete arrivati secondi ed ha segnato sedici reti. Domenica c’è la finale playoff della D con Nardò. Il suo bilancio.
«Io penso che può sempre migliorare, anche se siamo arrivati secondi. Quando mi era stata prospettato l’arrivo a Martina non potevo sapere. Ho visto da subito grande serietà del club, un metodo di lavoro come se fossimo nei professionisti ed un gruppo coeso. Complimenti però all’Altamura anche se resta il rimpianto della promozione diretta. Sono contento del bottino di reti, in particolar modo dell’ultima doppietta contro il Casarano, ma nulla sarebbe stato possibile senza i miei grandi compagni, presidente, diesse e tecnico. Col Nardò vogliamo vincerla anche se non ci darebbe la certezza del ripescaggio. Ringrazio».

Il suo futuro in Lega Pro? A prescindere dalla categoria, quanto le piacerebbe restare in Puglia con la maglia del Bari?
«Vorrei approdarci intanto col Martina. Sogno di giocare nei professionisti. Non sono più giovanissimo e devo sbrigarmi. Bari? E’ una piazza calorosa che fa numeri pazzeschi come tifosi e noi argentini siamo amanti del grande pubblico. Bari ha avuto anche grandi argentini, sarebbe fantastico. Vi svelo che mio padre nel 1999 aveva già accordo con la Lazio poi saltò tutto, a cose fatte, pertanto sarebbe contento se io potessi giocare nel massimo campionato italiano. Testa però al presente».

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