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Verso Cremonese-Bari, il doppio ex Collauto: «I biancorossi hanno la mentalità giusta» – L’INTERVISTA

Foto Donato Fasano/LaPresse

Cremonese-Bari, in scena domenica alle 15, è una «sfida tra due società corazzate, aperta ad ogni risultato». Parola di Mattia Collauto, ex funambolo del Bari di Fascetti: 133 partite e 2 gol con la maglia biancorossa; 74 presenze e 5 reti con la casacca dei grigiorossi.

Collauto, qual è il valore di questa sfida?

«È ancora presto perché sia ben definito. Si affrontano due squadre con obiettivi diversi, ma che possono diventare gli stessi durante il campionato. La Cremonese sta smaltendo la delusione della mancata promozione, ma è una squadra costruita per vincere. Il Bari arriva da una situazione opposta dopo una salvezza insperata; la squadra allestita possiede buone basi».

Chi è favorito?

«La partita è aperta ad ogni risultato. La Cremonese ha caratteristiche importanti per la categoria. Il suo maggior difetto? Si specchia troppo: un atteggiamento inammissibile in Serie B, che ha già pagato. Tuttavia resta tra le squadre da battere. Il Bari? L’ho visto dal vivo: mi è piaciuto molto, sta acquisendo i connotati giusti per la B. Se continua a migliorare può togliersi soddisfazioni importanti. Il valore del gruppo dovrà però essere dimostrato in ogni partita».

Il Bari battuto in Coppa Italia solo ai rigori: domenica si aspetta una gara diversa?

«Completamente. Non che la Coppa conti meno, ma credo che il Bari stia focalizzando la sua crescita per disputare un campionato all’insegna delle soddisfazioni. La mentalità è quella giusta, scopriremo col tempo gli obiettivi».

Parliamo degli esterni.

«Oliveri mi piace molto. Mi ha fatto un’ottima impressione, sta crescendo a vista d’occhio: ha gamba, tecnica, fa buone scelte, sta molto dentro il gioco. Penso che stia trovando continuità. Anche Dorval mi piace, è un agonista. Denota brillantezza, è sempre presente. Se devo fare un appunto, credo che il franco algerino possa dare il meglio di sé a destra. Sono dell’avviso che gli esterni a tutta fascia, dovendo coprire tanto campo, debbano giocare nelle loro posizioni naturali: vedo più un destro a destra e un mancino a sinistra».

Qualcuno regge il paragone con Collauto?

«Parliamo di epoche troppo distanti e diverse fra loro. Il mio era un altro calcio. Tra l’altro a Bari ho coperto una zona di campo che non era di mia competenza, ma in quel momento mister Fascetti decise di utilizzarmi come esterno».

Si aspettava una partenza diversa della Cremonese?

«Sì, ma quello che conta è l’arrivo. C’è tempo per limare i dettagli. La rosa è molto importante. L’allenatore la conosce bene e saprà trarre spunto dalle vecchie criticità che hanno interrotto il sogno della A».

E il percorso del Bari?

«Non ha iniziato benissimo, poi ha cominciato a carburare. Forse c’era bisogno di tempo per trovare gli equilibri. Longo sta lavorando bene. Il Bari deve ancora trovare certezze, ma ha contenuti importanti. La continuità dei risultati potrà portare grande entusiasmo, un fattore del quale la squadra ha bisogno per fare un campionato che vada oltre le attese. Questo è possibile, perché con l’entusiasmo la piazza di Bari ti porta lontano».

Si aspettava di più dal Bari dei De Laurentiis?

«Dipende dagli obiettivi del club. Il tifoso si aspetta sempre il colpo in più sul mercato, ma non è detto che i risultati non si raggiungano anche in modo diverso, come accaduto due anni fa. Quel precedente dimostra come si possa lavorare bene anche senza spendere grandi cifre. Polito, nel suo primo anno, e Magalini hanno costruito squadre in modo intelligente».

Il Bari è attrezzato per un campionato di vertice?

«Sì. Ha una buona rosa, ma sono tanti i fattori in gioco per puntare ad un campionato di livello. Lo dirà il tempo. Le premesse ci sono. È sulla strada giusta, sono fiducioso, ma meglio essere cauti e farli lavorare in un certo modo. A Bari si avverte sempre pressione, a prescindere dagli obiettivi».

Chiuda gli occhi: cosa le evoca il ricordo di Bari?

«La passione della gente: vale per tutti i calciatori fortunati che hanno indossato quella maglia».

Lei ha vissuto al San Nicola la Serie A, ma anche anni complicati, cosa le ha lasciato l’esperienza in biancorosso?

«Tanto: le esperienze sono importanti anche nelle difficoltà, perché non riesci a dare quello che vorresti e vedi la gente soffrire. Tante volte si parla della poca empatia dei calciatori: ai nostri tempi il calcio era più romantico. A Bari inoltre ho coltivato amicizie vere, penso a Fabio Sperduti e alla famiglia Vasile: non mi hanno mai fatto mancare l’affetto. Ma tutta la gente ci è sempre stata vicina».

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