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Lavoro, la Cgil Puglia a congresso. Gesmundo: «Istituzioni, parti sociali e cittadini uniti per lo sviluppo»

Concentrarsi tutti, politica, istituzioni, parti sociali e cittadini, su «uno sviluppo che metta al centro l’occupazione e la buona occupazione». È così che si affronta il tema del lavoro per Pino Gesmundo, segretario della Cgil Puglia, intervenuto al 13esimo congresso del sindacato regionale, in corso a Bari. Titolo dell’appuntamento è “Il lavoro crea il futuro”.

«Ci sono le risorse, ci sono le idee, la Puglia è una regione strategica anche rispetto al proprio assetto – ha aggiunto -: siamo al centro del Mediterraneo, abbiamo grandi asset strategici sui quali poter investire, le risorse del Pnrr, i fondi di coesione». Per il sindacalista «si tratta di costruire un progetto di visione di sviluppo, ma nel progetto ci deve stare il lavoro, l’occupazione, la buona occupazione».

Gesmundo è intervenuto anche su altre questioni, ribadendo la contrarietà all’autonomia differenziata. «È un progetto che spacca il Paese, che non fa bene al Mezzogiorno – ha detto -. È un progetto egoistico di una parte del Paese, o meglio di una parte di politici del Nord che mira egoisticamente a condizionare anche lo sviluppo complessivo del Paese. Siamo assolutamente contrari, proveremo a spiegare le ragioni: il Mezzogiorno può essere volano di sviluppo per intero Paese su questo bisogna concentrare le politiche», ha ribadito.

Sul tema della sanità, poi, Gesmundo ha sottolineato che «è un tema centrale. È un tema che riguarda trasversalmente tutte le generazioni, dagli anziani ai lavoratori all’interno delle fabbriche, è un tema che deve essere affrontato e risolto. Da troppo tempo in Puglia non si garantisce un diritto costituzionale, che è quello alla salute, per varie ragioni: piani di rientro, piani di riordino, scelte politiche sbagliate, investimenti sbagliati, adesso c’è il fenomeno delle lunghe liste di attesa sulle quali bisogna intervenire. Il Covid, peraltro, ha complicato la situazione del sistema sanitario pugliese. I medici scappano dal sistema pubblico per andare in quello privato: abbiamo una carenza di oltre 300 medici nel nostro nel nostro sistema – ha concluso -. Quindi c’è bisogno di affrontarla strutturalmente per rendere la sanità universale, ma puntando sulla terra pubblica».

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