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Innocenti in carcere, è boom: dossier e statistiche su errori giudiziari e ingiuste detenzioni

Ricordate Enzo Tortora? Ricordate il presentatore arrestato nel 1983 con l’accusa di essere un narcotrafficante al soldo della camorra, poi condannato e infine assolto? Ricordate il dramma di un uomo perbene finito in galera ingiustamente, massacrato da stampa e magistratura e morto di tumore un anno dopo la definitiva assoluzione? In quarant’anni poco o nulla sembra essere cambiato, almeno a giudicare dalle statistiche. Nel 2022, stando al dossier elaborato dall’associazione Errorigiudiziari.com, in Italia si sono registrati 547 casi tra errori giudiziari e ingiuste detenzioni: 25 in meno rispetto al 2021, ma con un spesa complessiva pari a 37 milioni e 330mila euro e quindi più alta dei circa 24 e mezzo registrati nell’anno precedente. Il fenomeno è in crescita anche in Puglia, dove i casi di ingiusta detenzione sono passati dai 35 del 2021 ai 47 del 2022; in Basilicata, invece, sono stati registrati quattro episodi invece dei tre dell’anno precedente.

Che cosa vogliono dire questi dati? Significa che nelle due regioni 51 persone sono finite in carcere oppure agli arresti domiciliari salvo poi essere completamente scagionate dalle accuse. Altra cosa sono gli errori giudiziari, cioè i casi di persone condannate in via definitiva e poi scagionate al termine della revisione del processo, magari dopo anni di massacro mediatico e giudiziario: nel 2022 sono state otto in tutta Italia (al momento manca una statistica regione per regione) e hanno ottenuto indennizzi per nove milioni e 951mila euro.

Se si analizza la Puglia, balza all’occhio un dato: a Lecce e dintorni i casi di ingiusta detenzione sono aumentati da 13 a 33 in un solo anno, dunque quasi triplicati. In calo, invece, Taranto, dove gli episodi sono passati da sette a sei. In controtendenza anche il distretto di Corte d’appello di Bari, che comprende Bat e Foggia, dove gli errori giudiziari risultano dimezzati: dai 15 del 2021 agli otto del 2022. Quanto al distretto di Corte d’appello di Potenza, l’unico in tutta la Basilicata, si registra un caso in più: non tre, ma quattro.

Tutto questo si traduce non solo una una lesione dei diritti delle persone, ma anche in una spesa per lo Stato, chiamato a indennizzare chi finisce in cella ingiustamente. Le “tariffe” ammontano a 235 euro per ogni giorno trascorso in carcere, la metà per ogni giorno ai domiciliari. È così che a Lecce, Brindisi e dintorni si toccano 1.042.650 euro di riparazioni: una cifra-monstre tre volte più consistente dei 326.618 euro registrati nel 2021. In netto calo, invece, i dati di Taranto, dove in un anno la spesa per le riparazioni è scesa da 548.881 euro a 170.671, e di Bari, passata da circa 418.524 a quasi 51.952 euro. A Potenza, infine, si registra un aumento di circa 500 euro, dai circa 62.543 del 2021 a 63.059 del 2022.

Le statistiche diffuse da Errorigiudiziari.com, dunque, restituiscono una fotografia agghiacciante dell’Italia: a distanza di 40 anni dal caso Tortora, dopo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati e numerosi tentativi di riforma della giustizia, ogni anni centinaia di innocenti vengono indebitamente privati della libertà, finendo in quel tritacarne mediatico-giudiziario dal quale si esce puntualmente con le ossa rotte (ammesso e non concesso che ci si riesca). In tutto questo c’è un paradosso: sebbene il numero di ingiuste detenzioni ed errori giudiziari continui a essere esorbitante, il giudizio di professionalità per i magistrati risulta positivo nel 99% dei casi. Insomma, gli errori ci sono ma non si capisce – o, meglio, qualcuno non vuole capire – chi li abbia commessi.

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