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Dalla “task force canina” ai droni per monitorare dall’alto: guerra su tutti i fronti alla Xylella

Dalla prima task force cinofila anti-contagio ai droni per scovare dall’alto le piante malate, dagli innesti per salvare gli ulivi secolari alle ricerche di laboratorio per studiare le nuove varietà resistenti fino alla caccia senza tregua alla “sputacchina” che diffonde la malattia, è guerra su tutti i fronti alla Xylella arrivata in Italia per colpa di alcune piante importate dall’America Latina e che minaccia di distruggere il patrimonio di ulivi nazionali e dell’area del Mediterraneo.

È quanto emerge dalla prima mappa delle armi utilizzate per prevenire l’espandersi del batterio presentata in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino della Coldiretti di Bari, a 10 anni dall’arrivo della Xylella in Italia.

«La “task force cinofila anti Xylella” – spiega la Coldiretti – è composta da due jack russel, un pastore belga malinois, un segugio, un labrador retriever e uno springer spaniel inglese che stanno concludendo il loro addestramento per poi essere schierati anche in porti, aeroporti e vivai per scoprire attraverso l’olfatto, come avviene per i loro colleghi dell’antidroga, le piante infette da bloccare prima che arrivino dentro i confini nazionali o che vengano messe in commercio».

La rapidità di intervento sui focolai, evidenzia Coldiretti, «rappresenta un elemento strategico fondamentale per eliminare per evitare diffusione della malattia. Per questo è arrivato il primo tampone rapido anti Xylella, un dispositivo portatile per la diagnosi simultanea sia della presenza che della replicazione attiva del batterio in tessuti di pianta e insetti vettori, in modo da isolare subito l’ulivo infetto ed evitare che il cancro dei canali linfatici colpisca gli alberi circostanti E se a terra ci sono agricoltori, specialisti, scienziati, tamponi rapidi e task force cinofile, le forze aeree anti Xylella entrano in azione con il progetto di ricerca Redox (Remote Early Detection of Xylella), finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e coordinato dal Distretto tecnologico aerospaziale (DTA), grazie al quale – spiega Coldiretti – saranno elaborate immagini aeree, acquisite da droni con sensori iperspettrali e termici, delle piante infette per la identificazione precoce di focolai prima ancora della manifestazione dei sintomi».

L’obiettivo, sottolinea Coldiretti, «è studiare gli uliveti dall’alto e individuare i primi segnali della malattia che emergono con il diradamento e il rinsecchimento delle chiome che perdono il tradizionale colore verde per diventare di un sabbia smorto come se fossero coperte di ragnatele. I risultati raggiunti dal Progetto Redox consentiranno ad Unaprol e Coldiretti di essere in prima fila nella lotta alla Xylella, con la partecipazione ad altri progetti grazie alla partnership con il DTA ed il CNR».

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