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Gli strumenti per trovare un equilibrio

Il Governo vara la misura del “trimestre anti-inflazione”, per calmierare l’aumento dei prezzi su alcuni prodotti di base, tra i quali gli alimenti: un accordo con la Gdo per ridurre fino al 10% il prezzo di vendita di pane, passata di pomodoro, carne, pasta, uova, zucchero, latte, riso, sale, cereali e farina, ortofrutta, attraverso l’applicazione di prezzi fissi, attività promozionali o iniziative sulla gamma di prodotti a marchio.

Il tema è quello delle misure emergenziali a tutela dell’accessibilità alimentare da parte dei cittadini, difronte ad eventi prevedibili o imprevedibili che incidono sulla capacità d’acquisto dei consumatori e sull’andamento dei prezzi degli alimenti.

Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, prezzi ragionevoli ai consumatori e stabilità dei mercati alimentari: questi gli obiettivi della politica agricola comune. Vale a dire, le imprese agricole devono chiudere i bilanci in attivo, a meno che non si voglia rischiare che la produzione diventi così poco attrattiva che nessuno voglia più occuparsene, e che l’offerta alimentare non sia in grado di soddisfare la domanda. I consumatori devono poter acquistare una varietà di prodotti alimentari in grado di soddisfare le proprie esigenze, nel rispetto dei diritti fondamentali di ciascun cittadino.

Ben vengano, dunque, misure emergenziali come quelle varate recentemente dal Governo, volte a calmierare i prezzi dei prodotti alimentari. Ma sorge spontanea una domanda: perché è necessario un protocollo su misura anti-inflazione? Non ci sono strumenti (giuridici) a disposizione delle imprese (alimentari), della Gdo, dei produttori agricoli, delle autorità pubbliche che governano l’andamento dei prezzi? Siamo certi che gli strumenti ordinari a disposizione della filiera agroalimentare siano ben utilizzati dagli addetti ai lavori? Al di là delle speculazioni sull’aumento del prezzo al consumo della pasta, denunciate dal Codacons all’Agcom e legate alla percezione distorta che il pubblico ha ricevuto circa gli effetti della guerra in Ucraina sul costo delle materie prime, ci sono strumenti ordinari in grado di consentire ai consumatori sicurezza nei prezzi ragionevoli, ai produttori agricoli una adeguata redditività e al mercato di funzionare in una condizione di generale stabilità?

A ben guardare, gli strumenti ci sono e sono sempre più strutturati. Primo elemento, l’aggregazione dell’offerta. I produttori agricoli possono costituire organizzazioni di produttori, chiamate a svolgere funzioni centrali e fondamentali anche nella gestione delle crisi, come ad esempio, assicurare che la produzione sia pianificata e adeguata alla domanda, in particolare in termini di qualità e quantità; ottimizzare i costi di produzione e la redditività dell’investimento. In Italia ci sono troppe organizzazioni di produttori, spesso troppo piccole, e manca un meccanismo di verifica delle performance delle stesse. Ancora, la formazione del prezzo del prodotto lungo la filiera è al centro di una norma inserita di recente nel Reg. Ue 1308/2013 (sull’organizzazione comune del mercato dei prodotti agricoli) e che introduce la clausola di ripartizione del valore: gli agricoltori e le imprese alimentari possono stabilire clausole di ripartizione del valore, comprendenti utili e perdite di mercato, determinando le modalità di ripartizione tra di loro di eventuali evoluzioni dei relativi prezzi del mercato dei prodotti agroalimentari. Vale a dire che proprio in situazioni di crisi prevedibili (cambiamenti climatici) o imprevedibili (pandemie, conflitti bellici), le imprese della filiera agroalimentare sono chiamate ad accordarsi per distribuire equamente il valore del prodotto, di modo che venga rispettata da un lato la redditività delle imprese agricole (elemento assolutamente necessario affinchè si continui a produrre cibo) e dall’altro l’accessibilità dei prezzi degli alimenti per i consumatori.

Siamo certi che gli strumenti indicati dalla legge siano utilizzati adeguatamente in Italia? Siamo certi che le autorità pubbliche, nell’approvazione dei contratti di filiera, nella predisposizione delle misure attuative della Pac, nella gestione territoriale delle attività produttive, pongano in essere una corretta attività di supporto all’utilizzo degli strumenti di stabilità del mercato? Non ci resta che approfittare del bollino anti-inflazione e aumentare il consumo di spaghetti… forse forse il reale auspicio dell’ideatore della misura.

Laura Costantino – Docente di Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo all’Università degli Studi di Bari

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