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Il saluto al servitore dello Stato

Giorgio Napolitano nasce a Napoli il 29 maggio 1925. Laureato in Giurisprudenza, aderisce al Partito Comunista durante la seconda Guerra Mondiale. Deputato dal 1953 al 1996 con la sola eccezione della legislatura del 1963.

Nel 1979 capeggia la lista PCI per la circoscrizione camerale Bari-Foggia. Europarlamentare dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004.

Presidente della Camera dal 1992 al 1994. Ministro degli Interni dal 18 maggio 1996 al 21 ottobre 1998. Nominato senatore a vita da Ciampi il 23 settembre 2005.

Presidente della Repubblica dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015, terzo napoletano dopo Enrico De Nicola e Giovanni Leone. Una vita nel PCI, PDS, DS e nelle Istituzioni. Sempre orientato a comprendere le ragioni degli altri e a traghettare il PCI verso la socialdemocrazia. Stimatissimo fuori dal suo partito da tanti avversari.

È il primo comunista a recarsi negli USA dal 4 al 19 aprile 1978. Il visto, negatogli nel 1975, lo riceve grazie all’intervento di Giulio Andreotti. Il suo viaggio coincide con i giorni del rapimento di Aldo Moro. A tale proposito ricordo di aver percepito un suo disagio quando proposi la legge istitutiva della seconda Commissione Moro. Disagio mai pubblico, nel rispetto del Parlamento.

Appena sono eletto Deputato nel 2006, vivendo in Piazza di Pietra, ogni mattina lo incontro quando si reca al Senato ed in qualche occasione prendiamo il caffè insieme alla Caffetteria. Mi chiede della Puglia e di Giuseppe Di Vittorio.

La Costituzione dice che la convocazione delle Camere per la elezione del Presidente della Repubblica si effettua un mese prima della scadenza. Ove le Camere siano sciolte o mancano meno di tre mesi al loro scioglimento, la convocazione si effettua entro 15 giorni dalla riunione delle Camere neoelette.

Il voto è fissato per l’8 maggio 2006. La Camera è piena di Parlamentari, delegati regionali, giornalisti, visitatori. Le TV impiantano postazioni all’interno del giardino. Per i Deputati neo eletti è tutta una scoperta, tutta una novità. I commessi sono in grande uniforme. Capannelli di Deputati sostano dappertutto. La bouvette è strapiena di gente. Berlusconi annuncia la disponibilità a votare D’Alema. Il segretario DS Piero Fassino propone la candidatura di D’Alema, provocando la reazione della Margherita di Rutelli. Il 7 maggio la Casa delle Libertà avanza una rosa di nomi: Giuliano Amato, Franco Marini, Lamberto Dini e Mario Monti.

A questo punto l’Unione propone Giorgio Napolitano, che accetta a condizione di essere votato dal quarto scrutinio, quando serve la maggioranza assoluta dei voti, perché fino al terzo scrutinio occorrono i 2/3 dei voti.

Le prime 3 votazioni l’Unione vota scheda bianca. Il 10 maggio 2006 Giorgio Napolitano, con 543 voti, è eletto 11° Presidente della Repubblica tra gli applausi dell’Aula di Montecitorio. E’ il primo postcomunista a svolgere questo ruolo. Conservo la matita con la quale l’ho votato, da post democristiano. Votano 990 dei 1009 aventi diritto, 10 gli astenuti. La maggioranza richiesta è di 505.

La seconda elezione del Presidente Napolitano si tiene dopo le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013.

Le urne determinano l’ingresso dei 5 Stelle in Parlamento, primo partito con Beppe Grillo leader, di professione comico. Le elezioni le vince il centrosinistra con il 29,55% dei voti. Pochi. Il panorama politico è frastagliato e confuso. PD, Scelta Civica, PdL, Lega Nord e UDC propongono la rielezione di Napolitano che rinuncia per via dell’età.

Il Movimento 5 Stelle, come nel gioco del Monopoli, effettua le ‘Quirinarie’, votazioni on line per pochi intimi. Indicano la giornalista Milena Gabbanelli, il medico Gino Strada e il giurista Stefano Rodotà. Dopo la rinuncia dei primi due, Rodotà accetta.

La convocazione è fissata per il 18 aprile. Il centrosinistra brucia i nomi di Franco Marini e Romano Prodi grazie a franchi tiratori e all’errore di Bersani di voler eleggere Marini al primo turno.

Il Parlamento è circondato da attivisti del Movimento 5S che gridano Rodotà, Rodotà, quasi fossimo allo stadio. Ormai siamo al Beirut. L’elezione del Presidente della Repubblica determina in quasi tutti il diritto a proporre la propria idea. Quinta votazione con tante schede bianche fino a che il pellegrinaggio bipartisan, ma separato, di tanti leader di partito e Presidenti di Regione al Quirinale induce Napolitano, ad 88 anni, ad accettare la rielezione.

Il 20 aprile 2013, con l’eccezione di 5 Stelle e SEL, alla sesta votazione, Giorgio Napolitano, per la prima volta è il Presidente della Repubblica rieletto dai 1007 delegati. Lo votiamo in 738. Ancora con il mio voto. Napolitano tiene alla Camera un discorso memorabile nel quale evidenzia alla classe politica tutte le disfunzioni che portano alla sua rielezione ed invita il paese all’unità.

Nei suoi mandati da Presidente della Repubblica è intervenuto positivamente nelle scelte del Paese, cercando sempre di tenere l’Italia ancorata all’Europa e alla Nato.

Oggi Re Giorgio, come affettuosamente è apostrofato, ci ha lasciati. Omaggio ad un servitore dello Stato, pur nelle diversità di alcune posizioni e sdegno verso quanti, attraverso i social, hanno insultato il Presidente Napolitano nei suoi ultimi giorni di vita a dimostrazione che la strada del rispetto, della educazione della sacralità della persona è ancora tutta da percorrere.

Gero Grassi – ex parlamentare, giornalista e scrittore

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