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La strategia che serve ai trasporti

Trasporti, un’estate da dimenticare. Questo il titolo del dibattito a cui ho partecipato a Reggio Emilia, alla Festa Nazione dell’Unità.

Come sottotitolo sarebbe andato bene “regione che vai, disagi che trovi”. La fotografia dell’Italia di questa estate mostra treni in ritardo, cancellati o sostituiti da autobus, che hanno incrementato il traffico sulle strade italiane, aerei in ritardo, aeroporti in sovraccarico, voli con costi aumentati del 72% per quelle mete che non riuscivi a raggiungere in treno, un vero salasso per cittadini italiani e turisti stranieri.

La top five dei disservizi, secondo l’Osservatorio nazionale dei consumatori, vede al primo posto la Calabria seguita dalla Toscana, poi Campania, Lazio e Veneto, queste le regioni più colpite da disagi e criticità specialmente per le tratte ferroviarie. L’Italia inoltre è agli ultimi posti in Europa per l’anzianità della flotta. Il Paese è diviso in due parti: nel Mezzogiorno ci sono meno treni, sono più vecchi e di età media di 18,5 anni; al Nord i treni hanno 12 anni, una media di 14 anni rispetto all’Europa con treni vecchi di 9 anni e le linee sono spesso a binario unico e non elettrificate. In Sicilia, ogni giorno si muovono un quarto dei treni rispetto alla Lombardia, quando la popolazione in Lombardia è solo il doppio di quella della Sicilia. Insomma, il Sud è fortemente penalizzato.

La strategia europea Green Deal prevede una mobilità a basse emissioni di carbonio per arrivare al 2050 con un livello di emissioni di gas a effetto serra nei trasporti inferiore al 60% rispetto all’anno di riferimento. È necessario, dunque, accelerare la diffusione di fonti di energia rinnovabili, procedere con l’elettricità e l’idrogeno green. Importante controllare le emissioni del trasporto aereo e marittimo con una “Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente” (COM-2020/789), nella quale appunto si richiama l’obiettivo strategico di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dai trasporti e nel contempo si pone l’obiettivo di raggiungere un livello di “inquinamento zero”, con alternative sostenibili ampiamente disponibili in un sistema di trasporto multimodale.

Ciò implica che devono essere sfruttate tutte le leve politiche: aumentare il numero di passeggeri che viaggiano su rotaia e i pendolari che utilizzano i mezzi pubblici, trasferendo una notevole quantità di merci sulle rotaie, sulle vie navigabili interne e sul trasporto marittimo a corto raggio. Infine internalizzare i costi dell’inquinamento e delle emissione di gas effetto serra con il sistema ETS.

Il sistema per lo scambio di quote di emissioni nell’Unione europea (EU ETS) rappresenta uno dei principali strumenti della politica europea per il contrasto ai cambiamenti climatici. Nasce dal pacchetto “Fit for 55” e da poco ha incluso le emissioni prodotte dal trasporto marittimo e dal settore dell’aviazione. I proventi delle aste saranno utilizzati per la decarbonizzazione dei settori stessi e per il miglioramento dell’efficienza energetica delle navi e dei porti, per lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture innovative che consentano di ridurre i costi dell’energia elettrica dei porti italiani, per l’intermodalità marittimo-ferroviaria di passeggeri e merci a sostegno delle autostrade del mare, anche al fine di prevenire ricadute negative sui costi per i consumatori finali. Quindi serve fare una chiara programmazione e investire in una rete innovativa pubblica di trasporto su tutto il territorio italiano, per evitare i disagi e creare così anche nuovi posti di lavoro. Certo, non spendere 14.6 miliardi per un ponte che non serve a nessuno: noi lo ricorderemo al Governo.

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