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Per una scuola equa e dignitosa

Settembre: per chi suona la campanella? Riprendo un celebre titolo di Hemingway del 1940, “Per chi suona la campana”, non solo per il facile accostamento dei due strumenti sonori, l’uno ad indicare l’inizio delle lezioni a scuola e l’altro l’inizio delle messe nelle chiese. Quel titolo è tratto da un verso di una lirica di John Donne, che dice: “E allora, non chiedere mai per chi suona la campana. Essa suona per te.”. Analogamente, in questi primi giorni di fine estate, la campanella risuona nelle scuole di Puglia ed è per tutti. La scuola non è un affare che riguarda esclusivamente docenti, alunni, genitori, ATA, DS, MIM, sindacati.

È, al contrario, una questione che riguarda tutti come cittadini perché l’istruzione è la conditio sine qua non di una società sana. Quando entreremo in questa logica, forse, riprenderemo ad esercitare il diritto al voto anche in funzione delle scelte politico- programmatiche sulla scuola a livello centrale e locale.

Non tutto è pronto per accogliere al meglio gli alunni. I problemi da affrontare sono considerevoli e, per larga parte, endemici.

Il primo: gli organici di fatto non saranno completi prima di dicembre perché si attendono le immissioni in ruolo dei vincitori del concorso Pnrr 2023 (per alcune classi di concorso non si sono ancora concluse le procedure). Le assunzioni in ruolo, comunque, non copriranno i posti disponibili, a causa del piano di assunzioni previsto dal Mim, sottodimensionato rispetto alle reali esigenze. Circa 600 cattedre rimangono scoperte in modo programmato per consentire lo svolgimento del concorso Pnrr bis previsto per il prossimo autunno, nonostante ci siano ancora idonei del concorso 2020 e precari che potrebbero essere stabilizzati. Per il momento, le cattedre saranno coperte con l’assunzione di docenti a tempo determinato reclutati dalle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) ma gli Usp non hanno ancora provveduto a tutte le nomine. Solo mercoledì scorso è stato pubblicato il primo bollettino nomine supplenze GPS Bari, ma gli step per arrivare al completamento degli organici (che comunque, come detto, restano provvisori fino a dicembre) sono ancora molti. Accade che, mentre i colleghi di ruolo stanno progettando il lavoro annuale, ci sono insegnanti incaricati o supplenti, inclusi quelli di sostegno, che devono rincorrere la programmazione perché non sanno ancora chi saranno i loro alunni. Questo incide pesantemente sulla qualità della didattica. Il meccanismo, in generale, incancrenisce il problema del precariato che, evidentemente, è una scelta politica basata su un semplice calcolo economico. Il supplente allo Stato costa meno, non costituendo voce di spesa corrente. Sogno un Paese in cui si pensi ad aumentare la percentuale di spesa rispetto al Pil per la scuola pubblica e non per le spese militari. Senza organici stabili mancano le condizioni per la continuità didattica, che è la base dei precetti pedagogici sull’insegnamento.

Sul sostegno, si registra l’interruzione del meccanismo che portava al riconoscimento in cattedre stabili (c.d. organico di diritto) delle cattedre temporanee (quelle attivate per un solo anno e su cui è impossibile fare assunzioni in ruolo, dette anche “in deroga”). Conseguenza di questa scelta? le cattedre temporanee, “in deroga”, aumenteranno presumibilmente del 30% rispetto allo scorso anno. Altro precariato.

I candidati idonei dei concorsi celebratisi recentemente, docenti, spesso precari da anni, che hanno superato talvolta più procedure concorsuali, non vengono assunti per quanto previsto nel regolamento dei concorsi. Si mettono in campo procedure onerose, che riconoscono la capacità dei docenti, ma non si provvede alla loro stabilizzazione e si offre come prospettiva più concreta l’ennesimo concorso autunnale.

Senza volere con questo esaurire l’elenco delle problematiche della scuola pugliese, e non solo, credo sia doveroso tornare sul tema del dimensionamento. Altri tagli alla scuola pubblica, cioè l’esatto opposto di quello che ho auspicato in precedenza. A livello centrale è stato deciso il numero di autonomie scolastiche da ridurre per ciascuna regione, passando poi agli enti territoriali competenti la patata bollente perché sono questi a dover decidere dove tagliare. In Puglia, l’anno scolastico parte con 44 autonomie in meno e un taglio di ulteriori 18 è previsto per il prossimo. Il risultato? Istituti giganteschi, con un numero di alunni abnorme e difficilissimo da gestire sia da un punto di vista burocratico che della sicurezza. “Dimensionamento” è, infatti, un eufemismo che significa meno dirigenze e meno personale ATA (cioè quello delle segreterie e i collaboratori scolastici).

Da mesi mi oppongo al RisiKo proposto dalla Regione, in combutta con Città Metropolitana, sulla pelle delle scuole pugliesi; siamo contrari a qualunque forma di dimensionamento ed in particolare a quello praticato penalizzando le scuole del primo ciclo. Se altri tagli si devono fare, si facciano sulle superiori, che al momento, non sono state toccate.

Nel frattempo, e forse è questa l’unica nota positiva dell’anno che inizia, un corposo piano di riqualificazione sta interessando l’edilizia scolastica pugliese grazie ai fondi del PNRR. Mi auguro che, oltre ad individuare direttamente le scuole meritevoli di interventi sulla sicurezza, la cabina di regia regionale sappia collaborare con il Ministero per la corretta assegnazione delle risorse su tutti gli altri tipi di intervento. I disagi ci saranno e, purtroppo, molte scuola resteranno ancora fatiscenti, senza l’ adeguamento antisismico e senza agibilità ma…è pur sempre un inizio.

Si va verso una scuola più precaria e aziendalista, come è evidente dal piano assunzionale e dalla riforma degli istituti tecnici. Occorre, invece, lavorare per una scuola che coniughi qualità ed equità, sicurezza e dignità per chi ci lavora. Temo che manchi la volontà di realizzare tutto questo. Di sicuro, a livello ministeriale, manca una visione strategica di lungo periodo.

Vito Masciale è segretario regionale Snals/Confsal Puglia

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