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Eugenio jr e l’arresto negato, la Procura insiste: «È stalking, vada in carcere»

Non si arrende la Procura di Bari e chiede l’arresto di Eugenio Palermiti jr per stalking. L’appello per portare il 20enne rampollo del clan in carcere si sarebbe dovuto discutere ieri, ma è stato rinviato.

La vicenda

Un anno fa, il 20 settembre 2023, il giovane aveva fatto irruzione a scuola della sua ex fidanzata, l’istituto tecnico-economico Lenoci. La vittima, come tutte le mattine, era arrivata in autobus e all’ingresso dell’istituto, verso le 7.50, aveva notato Palermiti, con cui aveva avuto una relazione sentimentale terminata due mesi prima. Una volta dentro, lui l’avrebbe raggiunta, presa per capelli per farla uscire dall’aula e si era impossessato dello smartphone che la ragazza teneva sul banco, un iPhone 12, senza che lei avesse il tempo di riprenderlo. Solo l’intervento di una docente e di una collaboratrice scolastica l’avevano fermato. Lui si era poi allontanato sul solito scooterone TMax, portando con sè il telefonino.

L’arrivo della polizia

Gli agenti della Squadra Mobile della Questura lo avevano rintracciato a casa. Ad aprire agli agenti era stato il nonno, suo omonimo, all’epoca in libertà. Invitato a restituire il telefono, il 20enne lo aveva scaraventato per terra, danneggiandolo, ed era stato quindi arrestato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Durante l’interrogatorio di garanzia Eugenio, difeso dall’avvocato Andrea Casto, aveva detto di essersi pentito di quanto accaduto e di aver preso il telefono della vittima senza l’intenzione di voler commettere una rapina, animato dall’ira e dall’intenzione di verificare se l’ex fidanzata stesse frequentando un’altra persona.

La misura negata

Il giudice per le indagini preliminari, Angelo Salerno, aveva tuttavia ritenuto di rigettare la richiesta di misura cautelare in carcere perché, come si legge nell’ordinanza, osservava che le condotte sarebbero state realizzate «senza il fine di procurare per sé un ingiusto profitto, sicché non sarebbe possibile ravvisare gli estremi del delitto di rapina, specie in considerazione della modesta gravità dei fatti e del contesto di riferimento». In sostanza, si trattava più di furto e di tentata violenza privata che di rapina. In merito al reato di resistenza a pubblico ufficiale, non erano stati ravvisati comportamenti violenti o minacciosi nei confronti degli agenti intervenuti, dato che il solo gesto di scaraventare lo smartphone per terra non può essere assimilato a questo tipo di comportamenti.

La vittima

La ragazza, ascoltata dagli inquirenti, aveva riferito che vi erano sì stati scontri, anche fisici, ma che non aveva mai riportato lesioni. Non nutriva “paura in possibili atteggiamenti di Palermiti” e comunque non intendeva sporgere denuncia (obbligatoria per procedere nel procedimento penale dopo la riforma Cartabia). La mamma di lui, inoltre, si era personalmente scusata con la ragazza, solita frequentare la loro abitazione.

L’appello

Subito dopo il rigetto della misura da parte del gip, la pm Luisiana Di Vittorio aveva fatto appello e l’udienza dinanzi ai giudici del Riesame era stata fissata un anno dopo, e cioè nella giornata di ieri, ad una settimana da quella notte in cui il 20enne è sfuggito a sette colpi di pistola e, al suo posto è morta la sua nuova fidanzata, la 19enne Antonella Lopez. Nelle scorse ore, anche alla luce di quanto avvenuto alla discoteca Bahia di Molfetta, la pm ha ritenuto di chiedere un rinvio, per acquisire documenti utili da allegare al suo ricorso.

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