Home Basilicata Imprese, gli investimenti crescono al Sud: nell’innovazione dati superiori alla media nazionale

Imprese, gli investimenti crescono al Sud: nell’innovazione dati superiori alla media nazionale

Se il 40 per cento delle imprese italiane sceglie di investire, al Sud la percentuale sale al 43 per cento, seppure in calo rispetto al 49 dello scorso anno. Da Roma in giù è più elevata la quota di progetti digitali.

Il 44,6 per cento delle imprese, infatti, investe in innovazione, contro il 41,8 della media italiana. Il risultato è che le prospettive d’investimento future delle imprese meridionali, pur meno ottimistiche rispetto alle scorse edizioni della survey, si mantengono migliori rispetto a quelle nelle altre aree del Paese.

È quanto si evince dall’ultimo rapporto rapporto dell’osservatorio Ripresa e Resilienza, collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha analizzato gli ultimi tre anni economici per tracciare un profilo dinamico delle tendenze prevalenti tra le imprese italiane e meridionali in particolare, anche alla luce del Pnrr e del lavoro nelle zone economiche speciali. Se fino allo scorso anno, però, le imprese dichiaravano di prevedere una ulteriore crescita degli investimenti, nell’ultimo report si rileva un andamento opposto, con un aumento della quota di chi dichiara di non prevedere incrementi. Proprio in merito alla partecipazione delle imprese ai progetti del Pnrr, invece, dallo studio si evince che nel Mezzogiorno aumenta, rispetto allo scorso anno, la quota di imprese già effettivamente coinvolte in progetti a valere sul Piano (+3 per cento).

Lo studio rileva, inoltre, nei tre anni, il livello di conoscenza da parte delle imprese delle misure, degli interventi e più in generale delle opportunità del Piano. Emerge che è maggiore al Sud rispetto al resto d’Italia, con una differenza di quindici punti percentuali a vantaggio del Mezzogiorno. In merito alla capacità di vendere all’estero i propri prodotti, infine, lo studio evidenzia come il comparto alimentare meridionale sia quello meglio “attrezzato”: il 53% ricava dai mercati esteri almeno il 20% del fatturato e per quasi un quarto di esse (24%) il fatturato estero supera il 50%.

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