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Bari e la crisi delle arti secondo Gianrico Carofiglio

Siamo sinceri: quante probabilità ci sono che un qualcosa in qualsiasi campo abbia successo? Altissime se di mezzo c’è lo scrittore barese Gianrico Carofiglio. Che si tratti di impegni professionali, di libri, esperienze politiche, avventure televisive e così via. Onore al merito e il merito in questo caso ha il volto dell’intelligenza, competenza e una singolare capacità oratoria.

Cominciamo con il suo ultimo lavoro televisivo “Dilemmi”, un programma andato in onda a partire dal 2 maggio, ogni lunedì su Rai 3 in seconda serata e in sei puntate. Ogni volta un nuovo argomento da trattare, una controversia morale sviscerata da due tesi contrapposte. Due ospiti sempre diversi e con dieci minuti a disposizione. Quale il bilancio?

«Ho imparato come funzionano i meccanismi della tv; tutti gli artefici che ci sono dietro e per artifici non intendo un qualcosa di negativo. Anche la televisione di questo tipo ha alcuni strumenti di finzione come il gioco delle camere, le riprese, il montaggio, tutto per rendere al meglio l’effetto finale. Ho vissuto una nuova esperienza, molto stimolante».

E sul piano degli ascolti come è andata?

«Quando stavamo registrando e parlavo con il capo struttura Rai delegato al programma, discutevamo proprio su questo e lui precisava che intorno al 4% di ascolti sarebbe andata bene; un risultato al di sotto di questo numero ci avrebbe lasciato un po’ di amarezza mentre il 5 invece sarebbe stato un successo. Con un tono di battuta poi ha detto che il 6 sarebbe stato un vero trionfo. Noi abbiamo realizzato due puntate con un 6.3% e in alcune puntate abbiamo toccato l’8.3%. La media invece, quando eravamo in onda in contemporanea con altre trasmissioni di particolare interesse, è stata quasi del 6% Sono molto soddisfatto».

Quindi si prevede un ritorno sulle scene?

«Si, la Rai ci ha chiesto subito di rifarlo e, se tutto va come deve, prima della fine dell’anno dovremmo cominciare la nuova stagione».

Il suo è stato un format nuovo, specie se messo a confronto con i tanti talk-show che si ripetono durante la settimana e in cui si litiga a base di polemica e si sfiora a volte la rissa. È stato un momento di tv diverso: 45 minuti in tutto, con regole da rispettare e il divieto di attacco alle persone o di manipolazione degli argomenti altrui. Sarebbe bello pensarla come la tv del futuro. Al successo ha contribuito la nota attrice drammaturga e umorista Lella Costa?

«Si, è brillante direi. Profonda nel suo stile. Una parte del merito va di sicuro a lei»

Dalla tv alla carta stampata in terra di Puglia. Una domanda spontanea: lei è sicuro che tutti capiscano sempre il senso del suo “Telegramma” giornaliero? Ci sono messaggi sottotraccia a qualcuno o a qualcun altro?

«Nessun messaggio in codice; non sono sicuro che tutti lo comprendano, anzi spero di no. Ogni scrittura deve contenere qualche elemento di ambiguità e se capiscono tutti significa che non hai detto niente. È un piccolo esercizio letterario».

Gianrico e attenzione, non Gianvito, Gianluigi o Gianpaolo come talvolta la chiamano, che ragazzo è stato? Bravo o caro, così come il suo cognome enuncia?

«Distratto direi, molto per conto mio e quasi sempre con il pensiero altrove. A scuola andavo bene per puro caso e i voti alti che conseguivo al liceo Quinto Orazio Flacco non me li spiego ancora. Ero appassionato di arti marziali; studiavo poco e oggi me ne dolgo».

Carofiglio non tornerebbe a fare il magistrato ma continua a far vivere la sua indole di investigatore attraverso la figura di un maresciallo a lui molto caro: Fenoglio, uno dei principali successi editoriali degli ultimi anni. In questi giorni, a Bari, l’attore Alessio Boni interpreta quel personaggio tratto dai libri di Gianrico. Sarà una fiction prodotta dalla “Clemart” con la Rai per la regia di Alessandro Casale. Un commento?

«Credo che per l’autore di un libro sia necessario mantenere una distanza dal film; è bene conservare una sana relazione di lontananza in modo da non incorrere nell’errore di pensare che un film sia corrispondente al libro».

Bari nella fiction e Bari nella sua vita reale. Quale il suo giudizio sulla città?

«È in fermento, progredisce ma non in tutti gli ambiti».

Tipo quale?

«Nelle arti figurative. Non ci sono grandi esposizioni, mostre degne di una metropoli come questa. Esistono spazi molto belli come il Margherita e allora perché non si fanno?»

Ultima domanda a Carofiglio scrittore: che libro sta leggendo?

«“Il piccolo amico” della statunitense Donna Tartt e poi mi sto dedicando a “Beppe Fenoglio”; a settembre terrò un ciclo di conversazioni a tema, ad Alba, nelle Langhe».

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