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Autonomia differenziata, Adriana Poli Bortone: «Non rientra nel dna della destra. Meloni ritiri il ddl»

«L’Autonomia desta non poche preoccupazioni. Mi auguro che la Meloni, che ben conosce la cultura della destra italiana, si adoperi per ritirarla: il sistema Italia funziona solo se funziona il Mezzogiorno». Questa l’opinione di Adriana Poli Bortone, ex ministra dell’Ambiente tra il ‘94 e il ‘95 e sindaca di Lecce dal 1998 al 2007. «Saremo propositivi verso il governo – spiega – superando anche le differenti culture politiche».

La preoccupa l’Autonomia differenziata?

«Così com’è, il testo desta non poche preoccupazioni. Anzitutto perché i Lep non solo non sono definiti, ma anche perché è molto probabile che non ci sia nemmeno la copertura finanziaria. Non vorrei, però, che questa fosse un’occasione per creare una divisione tra Nord e Sud, perché anche noi movimenti meridionalisti, sabato riunitici a Roma attorno a De Luca, non vogliamo recidere dall’Italia. Ci auguriamo che prenda il sopravvento il senso di unità territoriale, per mettere tutti nella stessa situazione di partenza».

Il Pnrr può essere uno strumento per superare questi divari?

«Credo che i fondi non saranno ben utilizzati dal Sud, perché non sono state date le risorse umane e i rinforzi agli enti locali. Spero che la Meloni, che sa tenere la barra dritta, voglia mettere in stand-by l’iter dell’Autonomia, per vederlo bene in tutte le sue sfaccettature, per valutare anche le criticità che noi meridionalisti abbiamo individuato in tanti convegni e seminari».

Non sono stati pochi i cambi di opinione sul tema. Che ne pensa?

«Mi dispiace vedere tanta ipocrisia in giro, a partire dalla sinistra, che tenta di riempire le piazze contro quell’Autonomia voluta proprio da un governo di sinistra nel 2001 e sottoscritta dal governo Gentiloni nel 2018. L’assurdo è che l’Emilia Romagna, una delle tre regioni che hanno spinto di più finora, ora abbia sposato un indirizzo politico diverso».

Non sono pochi anche i governatori del Sud, di destra, che però appoggiano il ddl Calderoli.

«È un gioco di allineamento, di schieramenti politici che nulla hanno a che vedere con il contenuto del provvedimento».

Una battaglia come quella dell’Autonomia rientra nel dna della destra?

«No. Decisamente no. Per questo ho fiducia nella Meloni, perché lei si è professata, e ci crede, come patriota d’Italia. Sa bene che nel percorso della destra c’è stata sempre grande attenzione per il Mezzogiorno. L’abbiamo sempre definita “questione nazionale” e siamo convinti che il sistema Italia funziona solo se funziona il Mezzogiorno. Nel Sud ci sono ancora tantissime potenzialità inespresse, tanti interventi che si possono fare a partire dalle infrastrutture».

C’è la possibilità che si crei un fronte anti-Autonomia che superi i colori politici?

«Indubbiamente. Noi meridionalisti siamo riusciti a metterci insieme, esaminando tutte le criticità, partendo dall’idea che occorra unità nazionale e perequazione nel tentativo di essere propositivi nei confronti del governo».

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