Home News Colamussi punta al Parlamento con FdI: «Stop trasformismo e meno burocrazia»

Colamussi punta al Parlamento con FdI: «Stop trasformismo e meno burocrazia»

Matteo Colamussi, presidente delle Ferrovie Appulo Lucane, numero uno del Fondo Priamo. È candidato alla Camera nel collegio Bari-Molfetta nel listino proporzionale ma ci tiene a sottolineare che la sua è una candidatura espressione della società civile.

Perché scende in campo con Fratelli d’Italia?

«Non ho mai nascosto la mia identità politica, né i valori in cui credo. Penso che Giorgia Meloni oggi sia l’unico leader in grado di governare il Paese. È una persona pragmatica e in questo io mi riconosco moltissimo».

C’è una corsa nella politica italiana a distinguersi rispetto ai partiti. È il segnale che ancora più italiani preferirebbero astenersi pur di non votare i simboli tradizionali?

«Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi trasformismi che in realtà nascondevano solo smania di arrivare al potere e di occupare poltrone senza la legittimazione del voto degli italiani. Non è un caso che gli ultimi Presidenti del Consiglio non siano mai stati espressione della maggioranza degli elettori, ma del Palazzo».

In Puglia l’esperienza civica vede il centrosinistra particolarmente attivo nell’allargare il proprio campo politico. Può essere questo il punto debole per il centrodestra pugliese?

«Assolutamente no, il civismo pugliese ha fallito in maniera inequivocabile. Si è trasformato in un’area di riciclati che pensavano di poter nascondere le loro storie con un semplice cambio di maglia. Sono convinto che abbia fatto il suo tempo e che finalmente dal 25 settembre terminerà la stagione dei populisti e dei parolai. Non possiamo più delegare scelte per un presente cosi drammatico ed un futuro cosi incerto a chi immagina la politica come mestiere».

Lei è un uomo abituato a guidare imprese importanti. C’è davvero un problema nella ricerca di lavoratori?

«C’è ancora un problema legato all’architettura dell’istituzione scolastica: il mondo della scuola, in particolare delle medie e delle superiori, deve proporre percorsi scolastici finalizzati all’acquisizione di competenze specifiche, così come l’università deve cercare maggiori sinergie col mondo delle imprese e della ricerca. Sul tema della ricerca non possiamo restare ancora cosi indietro. Nel nostro Paese, e nella nostra regione, abbiamo talenti che non hanno l’opportunità di esprimersi nella nostra terra. Questo credo che sia un tema a cui non possiamo voltare le spalle».

Quanto incide il fatto che i salari in Italia siano tra i più bassi in Europa?

«Purtroppo il tema del blocco degli aumenti salariali non è assolutamente in linea con il tasso di inflazione reale, che peraltro è di gran lunga superiore a quello che oggi ci comunicano. Per questo e ancora più necessario ed urgente diminuire le tasse su cittadini i e imprese: per far aumentare gli stipendi, per far crescere il numero di coloro che pagano le tasse e per creare più lavoro».

La Puglia come le altre regioni punta molto sul Pnrr. Si riuscirà a rispettare la scadenza del 2026 per la progettazione e l’ultimazione dei lavori?

«Il Pnrr è una grande opportunità, ma il suo più grande nemico è la burocrazia elefantiaca che regna in Italia e che di fatto inibisce fortemente investimenti pubblici ed iniziative imprenditoriali private. Per esperienza diretta le dico che occorre più tempo per ottenere le autorizzazioni che non per realizzare un’opera pubblica. E anche su questo sono d’accordo con Giorgia Meloni: il Pnrr va bene, ma va rivisto ed il governo deve fornire gli strumenti per snellire le procedure burocratiche e ridurre i tempi autorizzativi, altrimenti rischia di essere solo un costo per il nostro Paese, di far aumentare il debito pubblico e di rallentare gli altri investimenti. Basti pensare che nelle grandi aree del Mezzogiorno non si è fatta ancora la programmazione del Po Fesr, fondi che l’Europa mette a disposizione praticamente a costo zero e che rischiano anch’essi di restare nei cassetti e di andare sprecati».

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