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Sanità, c’è la fumata bianca: evitato l’aumento dell’Irpef. Il maxi-buco sarà ripianato con avanzi di fondi

Niente addizionale Irpef sui pugliesi per coprire il buco della sanità da 450 milioni di euro accumulato nel 2022. È quanto trapela dal vertice tenuto ieri in presidenza dagli assessorati al Bilancio e alla Sanità.

L’incontro è stato presieduto dal governatore Michele Emiliano, presenti il vicepresidente Raffaele Piemontese, l’assessore alla Salute Rocco Palese, i capi dipartimento Albanese, Montanaro, Orlando i dirigenti Pacifico e Caroli. La decisione è arrivata dopo giorni di verifiche e contro verifiche fra le pieghe di bilancio per rastrellare i 200 milioni di euro che mancavano all’appello per recuperare il deficit dello scorso anno. Voci del bilancio autonomo da presentare per legge entro fine aprile. Alla fine il lavoro di ricognizione ha portato il risultato sperato. La Regione Puglia non metterà le mani nelle tasche dei cittadini per compensare il buco. L’operazione, tuttavia, è ancora in fase di definizione e solo oggi si sapranno i dettagli della manovra di risanamento. La copertura, filtra dalla riunione, è stata possibile grazie all’utilizzo degli accantonamenti di esercizio e dalla verifica delle cosiddette economie vincolate all’interno di ognuno dei 12 dipartimenti della Regione Puglia. Si tratta di avanzi di fondi relativi a progetti già realizzati che possono essere utilizzati per coprire il disavanzo.

Il mancato risanamento, del resto, avrebbe comportato un tendenziale di perdita da oltre 600 milioni di euro nel 2023, così come hanno comunicato nei giorni scorsi dal Ministero delle Finanze. Evitare le tasse, tuttavia, non escluderà la terapia d’urto sui bilanci di tutte le aziende sanitarie. Tutte le uscite, così come stabilito dalla delibera regionale taglia-spesa, saranno sottoposte alla preventiva autorizzazione della giunta regionale. Un commissariamento soft dei direttori generali che non potranno più agire in totale autonomia come accaduto in passato. E ciò a riguardo di diverse uscite, per esempio gli investimenti, l’acquisto di automobili, macchinari, beni e servizi, le assunzioni o la promozione del personale: attività finanziate lo scorso anno in modo improprio dai direttori generali attingendo dal salvadanaio intoccabile per l’assistenza sanitaria e il Lea. Un conto da circa 76,3 milioni di euro che ha aggravato il disavanzo 2022 che a quest’ora sarebbe ridotto a 130 milioni anziché ai oltre 200 da coprire. A ogni modo, con buona pace dei sindacati e dell’opposizione, il buco sarà risanato dal bilancio autonomo con l’auspicio che nel 2024 non ci si ritrovi ancora una volta in brache di tela.

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