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Arresto Messina Denaro, Matilde Montinaro: «Chiediamo ancora verità sui tanti segreti del Paese»

Il primo pensiero ad Antonio, e a tutti quelli che non ci sono più. Poi la voglia di sapere, di capire come sia potuto accadere che un superlatitante di quel calibro si nascondesse a due passi da casa. Matilde Montanaro, sorella del caposcorta di Giovanni Falcone e con lui saltato in aria a Capaci, da 30 anni si dedica a creare una coscienza antimafia, a formare i ragazzi nell’unica direzione che può dare ancora speranze, e cioè la ricerca di verità.

A cosa ha pensato appena appresa la notizia dell’arresto del mandante della strage di Capaci?

«Ovviamente appena appresa la notizia il mio pensiero è andato a mio fratello e a quanti non ci sono più, a quanti hanno lottato per la responsabilità e la legalità, parola abusata ma che loro vivevano intensamente con significato vero».

E poi?

«Ho pensato che l’arresto fosse un atto dovuto a chi ha perso la vita e a quanti familiari in questi anni hanno rincorso una verità non vera e una giustizia non giusta, nonostante sia avvenuto dopo 30 anni. Comunque credo che sia una vittoria dello Stato, ma soprattutto di tutte le persone perbene che rappresentano questo nostro Stato».

C’è altro?

«Le congratulazioni a uomini e donne delle forze dell’ordine che in questi anni hanno lavorato per ché avvenisse, a carabinieri del Ros e alla Procura. Certo mi fa specie pensare che l’arresto sia avvenuto in una clinica di Palermo dove pare che lui andasse da un po’ di tempo. E questo dico francamente che può far riflettere tutti quanti noi e le forze dell’ordine».

In che modo?

«Bisogna ripartire da questo, ci deve far prendere coscienza di questa connivenza con la mafia che ancora esiste, che ha permesso la latitanza e la protezione a casa propria di quest’uomo. Forse è bene, finita la gioia di questo arresto eccellente, interrogarci un po’ su questo: stare attenti perché avere arrestato Matteo Messina Denaro non significa abbassare la guardia».

Perché?

«Perché in questi anni la mafia si è trasformata e da questo arresto bisogna ripartire, agendo a livello culturale e sociale assieme a quello politico, sui nostri ragazzi, cercare di insegnare loro che essere conniventi significa anche partecipare a quell’atteggiamento mafioso, e non va bene. In un certo senso agire in modo tale da poter continuare a chiedere, nonostante questo arresto, quella verità su quei tanti segreti che ancora oscurano il nostro Paese, io credo che bisogna ripartire da questo oggi».

Torniamo all’arresto: è saltata la rete dei fiancheggiatori?

«È saltata la rete oppure era arrivato il momento giusto, io mi auguro che questo arresto ci porti veramente a capire qualcosa in più, a cercare di avere quella verità che ancora in realtà non abbiamo, di capire qualcosa che ancora ci sfugge, io credo che sia importante per chi ha vissuto sulla propria pelle la perdita di un familiare, che è quello che ognuno di noi desidera: la verità e la giustizia su quella strage ,ma anche su tanti altri omicidi e capire cosa c’è dietro a tutto questo».

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