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Donna carbonizzata a Santeramo, la famiglia si oppone all’archiviazione: «Verificare i contatti col marito»

«Non possono essere condivise» le conclusione a cui è giunta la Procura di Bari che ha chiesto l’archiviazione nell’ambito delle indagini per istigazione al suicidio a carico di ignoti per la morte di Michelle Baldassarre, la 55enne trovata carbonizzata nelle campagne di Santeramo in Colle il 9 febbraio scorso.

Ad affermarlo sono i legali della famiglia, Michele Laforgia e Maria Pia Vigilante, che hanno presentato qualche giorno fa opposizione alla richiesta di archiviazione, giudicando le conclusioni del pm di Bari, Baldo Pisani, e la perizia psichiatrica svolta (postuma) dal professor Roberto Catanesi «frutto di una valutazione parziale», come si legge nell’atto.

Le indagini, secondo i legali, non avrebbero mai del tutto acclarato «l’esistenza di eventuali contatti tra i coniugi nel periodo compreso tra l’esecuzione della misura cautelare» nei confronti di Vito Passalacqua, marito della donna e da lei denunciato per maltrattamenti (per cui è a processo e ai domiciliari da dicembre 2022), e il decesso della 55enne. Né sarebbe stata «acquisita un’analisi scrupolosa del contenuto del telefono» di Passalacqua, «mai clamorosamente sequestrato», né «dei relativi tabulati telefonici e delle celle eventualmente agganciate» nei giorni precedenti il suicidio.

Al contrario, persone ascoltate a sommarie informazioni dagli inquirenti avrebbero visto Passalacqua seguire in auto la moglie pochi giorni prima della morte, un fatto su cui la Procura, sempre secondo la ricostruzione della difesa della famiglia, non ha «mai disposto» un «approfondimento tecnico».

Tra l’altro, quel 9 febbraio Passalacqua si sarebbe recato nella stessa banca in cui, poche ore prima, era andata la moglie per prelevare 3500 euro da lasciare alle figlie. Lì, come testimoniato da un’impiegata, l’uomo avrebbe chiesto «l’apertura di un conto deposito per vincolare per sei mesi la somma di 100mila euro», cioè il trasferimento dal conto ordinario a quel nuovo conto deposito. «Anche questa circostanza – scrivono gli avvocati – è stata incomprensibilmente pretermessa dagli inquirenti pur meritando opportuno approfondimento». Per questo, chiedendo al gip di respingere la richiesta del pm, gli avvocati hanno chiesto ulteriori indagini.

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