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Nicola Porro a Bari per “La ripartenza” «Basta con le barricate contro l’autonomia. La Puglia può volare»

«Anziché opporsi all’autonomia differenziata, la Puglia dovrebbe capire quali vantaggi trarne perché questa regione può davvero spiccare il volo»: ne è convinto Nicola Porro, vicedirettore de “Il Giornale”, direttore del sito nicolaporro.it e conduttore del programma televisivo “Quarta Repubblica”. Nato a Roma ma di origini pugliesi, il giornalista è l’organizzatore de “La Ripartenza”, la due giorni di dibattiti sui grandi temi dell’economia e della politica in programma oggi e domani nel teatro Petruzzelli di Bari.

Partiamo dall’attualità: dopo le inchieste di “Report” e di “Domani”, la ministra Daniela Santanchè ha appreso di essere indagata nello stesso giorno in cui si è difesa in Parlamento dalle accuse di cattiva gestione delle sue aziende: quale immagine della giustizia italiana emerge da questa vicenda?

«L’episodio mi ha ricordato il 1994 quando, durante la conferenza internazionale sulla criminalità organizzata, all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fu notificato un avviso a comparire annunciato il giorno prima dal “Corriere della Sera”. Non entro nel merito della vicenda, perché saranno i magistrati a valutare la condotta di Santanchè, ma anche in questo caso credo che non si sia trattato di una coincidenza. È sempre la solita giustizia che si fa strumento della politica e pensa di essere più credibile agendo col consenso popolare, quando invece dovrebbe soltanto applicare le leggi».

Quindi fa bene Giorgia Meloni ad accelerare sulla riforma della giustizia?

«Quella della giustizia è una riforma importante, anche perché la questione non riguarda solo il centrodestra ma anche il centrosinistra. Basti pensare a Mario Oliverio, l’ex presidente della Calabria che dalla stampa ha appreso di essere in stato di arresto (cosa non vera) e il cui nome è stato ingiustamente infangato. Dobbiamo smetterla di pensare che le inchieste e i processi ai politici debbano essere celebrati a mezzo stampa».

Sulla riforma della giustizia, però, l’Europa bacchetta l’Italia sostenendo che l’abolizione dell’abuso d’ufficio ostacolerà la lotta alla corruzione: che cosa ne pensa?

«Non sono un giurista, ma tanti autorevoli giuristi sostengono esattamente il contrario, con buona pace dell’Europa».

Dell’Europa lei contesta da sempre l’ideologia ambientalista. Posto che l’ambiente va tutelato, è altrettanto vero che la transizione green rischia di lasciare senza lavoro migliaia di persone: come se ne esce?

«Quello europeo è un disegno fintamente ambientalista che in realtà punta a una decrescita infelice. Il climatismo come religione è qualcosa di mostruoso, soprattutto in un Paese industriale come il nostro: come si può pensare di sviluppare il turismo, per esempio, senza infrastrutture o un settore agricolo che funzioni? La colpa è di Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea, sostenuto da una maggioranza ibrida che fa solo disastri, anche in Puglia».

Cioè?

«Faccio un esempio. Se passassero definitivamente le nuove norme europee sulla rinaturazione, migliaia di ettari di bosco sarebbero sottratti all’agricoltura. Io, che discendo da una famiglia di agricoltori, dico: ma l’Europa sa che è innanzitutto l’attività agricola a difendere il territorio e la natura? Sa che, in regioni come la Puglia, i turisti vengono per ammirare il territorio plasmato dagli agricoltori?».

Giorgia Meloni, in vista delle europee, sta tentando di dare vita a una nuova maggioranza di conservatori e popolari: ci riuscirà?

«Non lo so, dipende dagli elettori. Ma questo è il disegno più ambizioso di Meloni che ha compreso un concetto molto semplice: per governare bene in Italia serve un’Europa che non metta i bastoni tra le ruote».

E lei, punto di riferimento dei liberali, come immagina la destra del futuro?

«Immagino una destra “composita” che abbracci l’anima conservatrice, quella libertaria e quella popolare. Metterle insieme è stata la più grande intuizione di Berlusconi e ora è il suo principale lascito. Una destra incapace di tenere insieme queste tre anime, è destinata a perdere; una destra capace di farlo, invece, può garantire la stabilità dell’Italia».

La destra sta portando avanti il progetto di autonomia differenziata: non c’è il rischio di spaccare l’Italia e penalizzare il Sud?

«Credo che il governo dei territori sia fondamentale e che nessuno possa amministrarli meglio di chi li conosce. L’autonomia differenziata offre anche alle Regioni del Sud la possibilità di liberarsi da tante pastoie burocratiche. Vale anche per la Puglia: è una regione viva, sviluppata, consapevole della propria forza che, anziché fare le barricate contro l’autonomia, dovrebbe capire quali vantaggi trarne in termini di riduzione della burocrazia. Così la Puglia può davvero spiccare il volo, altro che Florida del Sud».

Lo scenario pugliese ruota intorno a Michele Emiliano e ad Antonio Decaro, visto che la destra sembra sparita: come li valuta?

«Decaro è uno straordinario amministratore del proprio territorio, capace di risolvere i problemi e di valorizzare i punti di forza. Emiliano è un uomo pragmatico e intelligente che, tuttavia, farebbe bene a liberarsi di certi legami ideologici e alleanze: per un liberale come me le giunte consociative non sono il massimo e davvero non riesco a comprendere il senso della presenza di esponenti del centrodestra pugliese nella squadra di un governatore di sinistra».

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