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Polignano, Giuseppe Cruciani al “Libro possibile”: «Lotto contro il politically correct» – L’INTERVISTA

Il più amato, il più contestato: Giuseppe Cruciani. Uno shock jock, per dirla all’americana, ma chiamatelo pure “provocatore”: «tanto non vi querelo se lo dite». Alzi pure la mano chi non ha mai ascoltato la sua trasmissione radiofonica “La Zanzara”. Due mani alzate, e probabilmente stanno mentendo. Il famoso speaker sarà ospite del festival “Il Libro Possibile” a Polignano, sabato, alle 23.30, per presentare “Via Crux”, il suo ultimo libro.

“Via Crux”, contro il politicamente corretto. Me ne parli?

«Il libro è un manifesto che combatte l’ipocrisia di questi tempi, dove tutto sembra libero, quando in realtà non lo è. Ci hanno imposto di cambiare il linguaggio, il modo di pensare, attraverso quello che chiamo “politicamente corretto”, che in America si definisce cultura della cancellazione. In nome dell’inclusione, dell’apparente rispetto di ogni minoranza, cercano di cambiare il nostro vocabolario: controllando le parole si controlla il pensiero delle persone».

È ancora etico comprare libri cartacei? Gli ambientalisti sostengono che passare al digitale è la scelta giusta per non inquinare…

«In nome dell’etica si dicono le peggiori cazzate. Questa mi sembra una di quelle».

Nel libro parli di dittatura della comunità LGBT…

«Per me non esistono le comunità, esistono i singoli individui. Non me ne frega niente dei gusti sessuali degli altri, se uno va a letto con un uomo, una donna, se uno si taglia l’uccello, se lo tiene, a me non interessa, mi da fastidio la distinzione delle persone in base ai gusti sessuali».

Hai fatto della “libertà” il tuo primo slogan. C’è il rischio che questa libertà sfoci nel libertinaggio, superando i limiti altrui?

«I limiti sono previsti dalle leggi. E anche quelle potremmo discuterle. Oggi i tribunali sono il braccio armato del politicamente corretto, finisci a processo per una parola di troppo, c’è un problema serio che riguarda l’intasamento dei luoghi di giustizia per reati ridicoli che riguardano le opinioni, si va in tribunale per cazzate spaventose».

Il 21 maggio a Torino durante il tuo spettacolo “Via Crux” due attiviste di “Ultima generazione” sono salite sul palco per impedirti di parlare. Fanno parte della stessa frangia di persone che vedono lo spettro del fascismo ovunque?

«Interrompere uno spettacolo è una forma di violenza e di intimidazione, spesso proclamata da chi si definisce progressista o antifascista, non c’è dubbio. Sono i primi ad essere intolleranti».

Puoi dirmelo, ti ha fatto un po’ godere questa interruzione, ha dato pepe alla serata…

«Quando ti interrompono uno spettacolo non fai troppo caso al vantaggio pubblicitario che può tornare. Pensi che è una rottura di coglioni. Pensi alla prestazione».

Io pensavo ti fossi divertito…

«Chiaramente all’inizio c’era anche quello, perché hai lì delle persone con cui puoi interagire, giocare. Però dopo un po’ diventa fastidioso, devi badare a ricominciare lo spettacolo».

Quanto è attuale oggi parlare di fascismo?

«Zero. Non c’è alcun pericolo “fascismo”, non c’è alcun pericolo autoritarismo. Ci sono delle forze politiche che vengono da una certa tradizione, a lungo osteggiate, e per loro era impossibile andare al governo. Adesso questi movimenti fanno parte dell’istituzione e dovremmo esserne contenti».

Che pensi dell’inchiesta di Fanpage?

«È un’inchiesta legittima. Mi vanno bene tutte le inchieste, l’importante è capire i limiti, regolarsi su cosa resta del privato. Tantissime ore di registrazione, almeno da quello che abbiamo visto, producono una decina di persone che fanno slogan neofascisti e riferimenti goliardici a Mussolini. Non hanno scritto di nascosto “La difesa della razza” di Almirante (ride ndr). Hanno fatto qualche battuta, grave, infatti verranno giustamente cacciati. Quando uno fa parte di un partito politico deve prestare attenzione a quello che dice e non può avere ideali estremisti. Detto questo uno slogan resta tale, contano gli atti. Non mi sembra ci siano atti politici concreti che possano far parlare di “pericolo fascista”».

Sei un provocatore o fai il provocatore?

«L’etichetta di provocatore la respingo. Non mi piacciono le etichette. Non mi sono mai piaciute neanche quelle politiche. Provocatore, Gian Burrasca, volgare, alla fine puoi chiamarmi come vuoi, non mi interessa (sorride ndr)».

Cruciani è contro il femminismo?

«Sono contro quello che chiamo “l’inutile femminismo occidentale”, che si nutre di stereotipi e problemi minoritari rispetto a quello che le donne vivono nel mondo, soprattutto quello islamico. Prendo in giro le derive del femminismo nostrano: la schwa, gli asterischi o i cartelloni sulla violenza fatti in Emilia Romagna dove tutto è violenza, e di conseguenza niente lo è».

Mi piace molto il tuo approccio alle interviste, sai come tirare fuori un titolo. Se fossi il tuo intervistatore, che domanda ti faresti?

«Non lo so, mi fai una domanda troppo difficile. L’unica cosa certa è quello che voglio scritto, il più tardi possibile, sulla mia tomba: “Creò la trasmissione più pazza d’Italia”».

Cosa verrà per te dopo “La zanzara”?

«Il dopo “Zanzara” non va programmato, ma preparato mentalmente. Mi vedo ancora fare il programma in radio per un po’ di anni, finché c’è feeling, finché ci divertiamo».

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