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Bari, la comunità ortodossa celebra San Nicola ma senza i russi: in 5 mila fermi negli aeroporti dell’Est – FOTO e VIDEO

(foto di Andrea De Vecchis)

Per il calendario ortodosso, oggi è la festa di San Nicola. Un appuntamento imperdibile per la grande comunità russa di Bari. Che, però, quest’anno, è costretta a rinunciare ai “rinforzi”, cioè a quella folla di pellegrini che puntualmente volavano dall’Est Europa verso Bari. «Circa 5mila persone – racconta un esponente della comunità russa del capoluogo – hanno dovuto rinunciare a questo grande evento e sono rimasti fermi negli aeroporti dell’Est».

Il primo appuntamento per i fedeli ortodossi è stato ieri, alla Chiesa russa di Carrassi, dove centinaia di uomini e donne hanno pregato. Tra chi chiede stabilità economica e chi un aiuto per i propri figli, la devozione verso San Nicola, per un attimo, fa sparire l’ombra della guerra.

«I russi – spiega – come tutti gli altri popoli, vogliono la pace. Come ogni anno, anche oggi qui, in questa città, ci sarebbero dovuti essere circa 5 mila pellegrini. Questo non è potuto accadere per via delle limitazioni ai voli imposti dai Paesi europei alla Russia». Ciò che parte della comunità russa si chiede è proprio questo: San Nicola è il santo del dialogo. Ma come si fa a dialogare se non si dà la possibilità di farlo? «Prima il Covid – ci dice qualcun altro – poi il blocco dei voli causato dalla guerra hanno impedito ai nostri connazionali di venerare San Nicola. Venivano da ogni città: San Pietroburgo, Mosca, ma anche dal Donetsk e dalla stessa Ucraina. Oggi è impossibile. Ed è molto triste vedere la piazza della Basilica, che in questo periodo gremiva di fedeli, vuota». Ma non è solo una questione di trasporti interrotti. «A essere danneggiati sono anche gli albergatori, i titolari di B&B, per i quali il turismo religioso (ma io preferisco chiamarlo pellegrinaggio) rappresentava una fonte di guadagno».

Sotto il cupolone verdeggiante di Carrassi, si susseguono parole bisbigliate, preghiere comunitarie, mistici segni di una liturgia, quella ortodossa, che lascia affascinati anche coloro che non la conoscono. E chi non ha potuto prendere parte alla sacra veglia di ieri, non ha mancato di fare visita direttamente alla cripta, dove sono custodite le spoglie di San Nicola e dove i fedeli fanno a gara per raccogliere la sacra manna del santo. “Myro” la chiamano i russi. Che, in mezzo ai turisti o ai cattolici, si distinguono subito all’interno della cripta. Perché, il modo di vivere gli spazi sacri è fortemente simbolico.

Si appoggiano con delicatezza sul primo piedistallo dell’ingresso della navata laterale sinistra, chinano il capo, si fanno il segno della croce, ripetuto più volte e replicano il rito nei punti più importanti della cripta, arrivando fino alla Colonna Miracolosa. La maggior parte di essi sono donne. Col capo rigorosamente velato, consuetudine un tempo allargamento diffusa anche fra i cattolici, pregano intensamente davanti alle spoglie del santo. E così, il patrono di Bari diventa simbolo di unità e dialogo, di accoglienza e speranza. Non a caso, il 19 dicembre è anche il giorno in cui si consegnano i regali ai bambini, i doni portati da San Nicola. Tra gli ortodossi, i riti nicolaiani prevedono anche di accogliere in casa, in questa giornata, le persone più bisognose. «Sono i riti nicolaiani – spiega qualcuno – che i russi che si recavano a Bari facevano qui. Oggi lo fanno nelle loro case».

Stamattina, alle 9, la messa celebrata nella cripta del santo. E, pur non potendo venire dalla Russia, non sono mancati gli ortodossi che da tutta Italia hanno fatto tappa a Bari. «Almeno così ci rincontriamo».

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