Home Puglia Bari Un’annata “in prestito”: le prospettive del Bari dal mercato low cost

Un’annata “in prestito”: le prospettive del Bari dal mercato low cost

Il turbinio del calciomercato ha chiuso quattro giorni fa i battenti. In attesa che l’evoluzione del campionato di serie B determini con più precisione il valore delle 20 partecipanti, in rapporto ai rispettivi obiettivi, resta un interrogativo al quale tentare di dare una risposta: con il lavoro concluso a Milano, il Bari potrà centrare i playoff, target fissato a giugno dal presidente Luigi De Laurentiis? A correggere il tiro, per la verità, ci ha già pensato Moreno Longo. Il tecnico della formazione pugliese, dopo aver esercitato enormi pressioni durante l’estate nei confronti della società, affinché venisse allestito un gruppo di calciatori in grado di «alzare il livello qualitativo e di competitività», con la sua proverbiale onestà intellettuale ha ammesso, a margine del pari a reti bianche di Marassi con la Sampdoria, come la priorità sia la salvezza. Un bagno di umiltà che ha sconfessato le velleità manifestate dal presidente nella prima apparizione pubblica della nuova stagione sportiva del 21 giugno.

Zero investimenti

Delle 15 operazioni in entrata ben 13 sono state perfezionate a titolo temporaneo. Di queste, otto sono in prestito secco, quattro con diritto di riscatto e soltanto una con obbligo. Appena due i trasferimenti a titolo definitivo. Una politica gestionale che offre una fotografia impietosa della totale assenza di programmazione. Esattamente come accaduto alla vigilia dello scorso campionato, i vertici societari hanno preferito puntare su tante scommesse, tra calciatori a caccia di rilancio e giovani da svezzare (tre del Napoli, tutti in prestito secco), costruendo la squadra senza certezze che guardassero al futuro e alle ambizioni. L’indirizzo improntato esclusivamente alla “sostenibilità”, che sarebbe più corretto definire autogestione, ha impedito al Bari di sedersi al tavolo delle trattative per calciatori in grado, sulla carta, di spostare gli equilibri in serie B. Attaccanti come Coda, Tutino, De Luca e Mendez o difensori come Barba (rimasto a Como, in A), Curto, Ferrari e Biraschi. Dell’elenco dei rimpianti fa parte anche Partipilo, finito al Frosinone. Nomi illustri che erano finiti all’attenzione del ds Magalini, costretto da «parametri insostenibili» a virare su profili più abbordabili.

In difesa il vuoto

La lacuna maggiore che non è stata colmata riguarda l’assenza di Valerio Di Cesare. Il calciomercato non ha sostituito la leadership tecnica dell’ex capitano. Sono arrivati Obaretin, Mantovani e Simic, calciatori il cui valore e rendimento sarà tutto da verificare alla prova del campo. Fa specie che nel 2018, quando il Bari si apprestava a iniziare la serie D, la società pose le fondamenta della difesa (e della squadra) richiamando Di Cesare, che aveva appena conquistato, da protagonista, la serie A con il Parma. Ripartendo quindi da una certezza assoluta. Principio oggi ‘inspiegabilmente’ derogato attraverso scelte che, al contrario, sono piene di incognite. Dopo la grande paura di maggio scorso, senza dimenticare che quello appena iniziato coincide con il famoso “terzo anno per tentare l’assalto alla serie A”, era lecito attendersi ben altre politiche.

Il salto di qualità

È Cesar Falletti il calciatore, che, insieme a Lasagna, possiede colpi potenzialmente capaci di fare la differenza. Tuttavia l’uruguaiano, come l’ex Udinese, è reduce da stagioni in chiaroscuro e, soprattutto, dopo aver trascinato la Ternana in B tre anni fa non ha confermato la sua capacità di determinare le partite anche nel torneo cadetto. La speranza è che sia proprio la maglia del Bari a consacrare un giocatore dal talento puro.

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