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Costretto a chiudere l’azienda a Trani, Michele si reinventa: «I bonsai il mio nuovo lavoro»

Rinascere nella difficoltà grazie al proprio talento e alla pazienza di saper gestire acqua, tempo e vita. La storia del tranese Michele Di Gioia è una di quelle storie che hanno a che fare con i postumi della pandemia, non sul piano della salute ma della vita sociale ed economica del territorio e delle persone. Michele lavorava nell’azienda di famiglia ma ha da sempre coltivato una grande passione per i bonsai. «Da piccolo strappavo i fili d’erba o piccole piantine spontanee, in maniera rudimentale, portavo tutto a casa con l’illusione di poterle piantare e prendermene cura».

La pandemia ha segnato la parola fine sui registri contabili di decine di aziende e dato vita a nuovi percorsi. L’azienda di famiglia di Michele, un calzaturificio avente sede in via Curatoio a Trani, è costretto a chiudere. Michele è sposato con Patrizia ed è lei che lo spinge a dare una forma diversa alla sua passione. «Gli ho detto di perseguire nel curare il suo talento, ha sempre fatto questo, l’attenzione che aveva per le sue piante non era solo un hobby» dice Patrizia che ha costruito il suo salotto sotto le stelle tra i bonsai curati da suo marito.

Ma come si trasforma una passione in lavoro? «All’inizio ho pensato di vendere la mia collezione di bonsai, perché il problema iniziale che mi sono posto è stato: e ora come creo il mio reddito? La scelta di vendere piante che ho curato e fatto diventare quello che sono oggi in 10-15 anni di tempo sarebbe stata quella più semplice e remunerativa nel breve periodo ma per ottenere quegli stessi risultati su altre piante avrei dovuto attendere altrettanto tempo. Questa riflessione, anche grazie a mia moglie, mi ha portato a credere che la cosa giusta da fare sarebbe stata vendere la mia professionalità, offrire consulenze in qualità di bonsaista». E la strada sembra quella giusta e si avvicina alla “via del bonsai” come direbbero i giapponesi.

Michele proprio in Giappone, dopo la chiusura dell’azienda, sceglie di recarsi per un periodo di formazione in una delle più rinomate realtà mondiali: il Taikan Bonsai museum di Mr. Shinji Suzuki. «Ho provato a mandare delle mail al Maestro Suzuki, non avevo grandi aspettative ma in seguito ad uno scambio di mail durante alcune settimane, il Maestro mi dice che avrei potuto raggiungere la sua accademia. Ci sono ragazzi che restano lì sei anni, ne accoglie uno all’anno. Ho avuto l’ok a fine settembre 2021 e c’erano ancora restrizioni per il Giappone, ho provato a sentire persino l’ambasciata pur di partire ma sono riuscito a prendere il volo per il Giappone soltanto il 3 novembre 2022 e sono stato lì sino al 28 gennaio del 2023. Tre mesi pazzeschi, ho partecipato a due mostre a livello mondiale tra le più importanti». Ad oggi il suo lavoro è quello di consulente, dai collezionisti alla proprietà di Crespi Bonsai a Milano, proprio qui ha lavorato per oltre un mese nell’ambito del 14esimo Raduno internazionale del Bonsai & Suiseki – Crespi Cup 2023. «Per me i bonsai, adesso, rappresentano tutta la mia vita».

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