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Da Matera a Brindisi, non si ferma la protesta dei trattori: «State distruggendo i nostri sogni»

Arrivano anche dalla Puglia alcuni dei trattori che, stamattina, sono entrati a Matera per protestare contro le politiche agricole dell’Unione europea.

Il corteo degli agricoltori a bordo dei loro mezzi, circa una trentina, ha attraverso la città dei Sassi entrando dalla zona sud e, in fila, con alcune bandiere italiane e slogan in mostra, sfilando per diverse vie periferiche e rallentando il traffico cittadino.

Nel pomeriggio – secondo quanto si è appreso – la protesta dovrebbe raggiungere anche Potenza, dove è in programma una riunione del Consiglio regionale della Basilicata.

In 200 a Brindisi: «State distruggendo i nostri sogni»

Sono 200 le persone che, con quasi 100 trattori, stanno partecipando al corteo di protesta a Brindisi, unendosi alla mobilitazione nazionale ed europea, contro le politiche comunitarie nel settore agricolo.

«State distruggendo i nostri sogni». Così dalla delegazione di imprenditori agricoli brindisini giunti da ogni Comune della provincia, per un corteo partito dall’area commerciale nei pressi della strada statale 7 e proseguito fino al centro di Brindisi.

«Le difficoltà sono nel coltivare i terreni. Vogliono farci introdurre farine particolari, come quelle dei grilli, che non fanno altro che allontanarci dalla nostra agricoltura. Noi siamo rimasti soli, senza l’aiuto delle associazioni. Abbiamo deciso – aggiungono – di staccarci da loro: sanno solo metterci i bastoni tra le ruote. Non ci sentiamo rappresentati. Questa protesta andrà avanti ad oltranza. Facciamo grossi sacrifici per portare avanti le nostre aziende, anche con investimenti di mezzi, ma siamo soli».

Riforma della Pac, burocrazie, calamità e fitopatie, come l’emergenza Xylella che nell’Alto Salento ha ridotto notevolmente la capacità di produzione olivicola, i temi della protesta. «Ci danno soldi a fondo perduto per acquistare mezzi che costano oltre 300mila euro. Ma a cosa possono servire questi trattori se ci lasciano fermi senza poter produrre? Così – concludono – non si può più andare avanti».

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