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Eolico, quasi dimezzate le autorizzazioni in Puglia. Cresce il solare ma è lontano il target 2030

Il Mezzogiorno traino dello sviluppo dell’energia eolica non esiste più. O meglio, pur continuando ad essere la vera piattaforma nazionale per le rinnovabili, nel 2023 c’è stato un crollo nell’approvazione di nuovi progetti.

Una “pausa di riflessione” o qualcosa di più strutturale. Sta di fatto che rispetto all’ultimo trimestre del 2022 il calo, a livello nazionale, è stato del 63 per cento.

Tra gennaio e settembre la regione che ha avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi nove mesi del 2022, è la Sardegna (+164 per cento), mentre Basilicata, Campania, Molise e Puglia sono quelle che registrano una vero e proprio crollo: rispettivamente -56 per cento, – 17, – 97 e -44. Le regioni che hanno avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi nove mesi del 2022, sono Friuli-Venezia Giulia (+223 per cento) e Liguria (+164 per cento).

Tutte le regioni fanno registrare un andamento positivo tranne Lazio, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta. Le regioni che, invece, hanno la maggior potenza installata sono Lombardia (514 Mw), Veneto (398 Mw) e Piemonte (295 Mw).

Sono i numeri che emergono dal report realizzato dall’Anie di Confindustria, l’associazione che riunisce oltre 1.100 imprese ad alta e medio-alta tecnologia attive nelle filiere dell’elettrotecnica e dell’elettronica e i general contractor industriali, sulla base dei dati Gaudì di Terna.

Se l’eolico frena, forse condizionato dalla corsa che ha caratterizzato il settore negli scorsi anni, torna a mostrare segnali positivi il fotovoltaico che cresce nell’ultimo trimestre dell’anno con 980 Mw di potenza connessa. In tutto, a livello nazionale, durante il 2023 sono stati installati quaranta impianti con potenza superiori a un megawatt.

Il più grande è stato realizzato in Basilicata e riesce a produrre 30 Mw di energia. «Analizzando nel dettaglio le variazioni tendenziali (2023 su 2022) nei mesi di luglio, agosto, settembre si è registrato un incremento di potenza installata (rispettivamente +104, +98 e +77 per cento)», si legge nel report. In generale l’Italia è cresciuta anche quest’anno nella produzione di energia pulita, proprio grazie al fotovoltaico, ma appare sempre distante il traguardo del 2030. L’incremento è stato del 39 per cento la nuova potenza installata nel terzo trimestre rispetto al medesimo periodo del 2022, con 1.078 Mw così suddivisi: 980 Mw per fotovoltaico (+92 per cento), 95 Mw per eolico (-63 per cento) e 3 Mw per idroelettrico (-66 per cento). Il tasso delle nuove installazioni, però, non raggiungerà la fatidica soglia dei 10 Gw e ciò renderà ancor più complicato rispettare gli obiettivi da conseguire nei prossimi sette anni.

«Le potenzialità del Paese ci sono», si legge nello studio. «Alla scarsità di materie prime, come gas, carbone, lignite e petrolio, si contrappone la ricchezza di acqua, sole e vento. Il problema principale sta nello sblocco degli iter autorizzativi non solo a causa della carenza del personale pubblico preposto alla valutazione dei progetti che determina l’allungamento delle tempistiche, ma anche a causa degli ostracismi con cui si additano gli impianti a fonte rinnovabile».

Secondo le indagine, seppure il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica riuscisse ad autorizzare impianti per 10 Gw nel 2023, mancherebbero i pareri del Mic (Ministero della cultura) e quelli della presidenza del Consiglio dei ministri, a cui sono sottoposti i progetti quando i pareri di Mase e Mic sono contrapposti. Un incastro di autorizzazioni e interventi chiarificatori che rendono impossibile il raggiungimento del target in questi ultimi giorni dell’anno e che rappresentano il grande punto interrogativo anche per lo sviluppo del settore nel 2024.

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