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Imprese, il Sud traina il Paese: bene anche la Puglia con lo 0,82% di aziende in più

Il Sud traina la crescita delle imprese italiane, con un incremento nel 2023 di 14.948 aziende, più di un terzo dell’intero saldo annuale, staccando il Nord-Ovest (+11.210) e il Centro (+10.626).

Sono positivi anche i dati che riguardano la Puglia, con una crescita dello 0,82 per cento rispetto al 2022. Più contenuto il dato della Basilicata, con un aumento di appena lo 0,04 per cento.

È quanto si evince dal report diffuso ieri da Unioncamere e InfoCamere che mette in fila i dati sulla natalità e mortalità delle aziende italiane. Il bilancio imprenditoriale è attivo per diciassette delle venti regioni italiane. In termini assoluti, meglio di tutte hanno fatto la Lombardia (10.562 imprese in più), il Lazio (+9.710) e la Campania (+6.351). Il Lazio (+1,59 per cento) registra invece la crescita più sostenuta in termini relativi; seguono la Lombardia (+1,12 per cento) e la Campania (+1,04 per cento).

In merito alle tipologie più diffuse tra le nuove imprese, guidano quelle legate all’edilizia, alla consulenza aziendale ed ai bed&breakfast. Diminuiscono invece quelle nel commercio, nell’agricoltura e nella manifattura. Lo studio prende in esame anche i dati disgregati su base provinciale dai quali emerge l’exploit di Brindisi (+1,33%) e Lecce (+1,28%), rispettivamente ottava e nona tra le province italiane per tasso di crescita.

È positivo anche il dato di Bari, Taranto, Foggia, e Matera, con un incremento rispettivamente del 0,57%, 0,77%, 0,59% e 0,2%. Arretra invece Potenza, seppure appena dello 0,05%. «In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici – si legge nel documento – il saldo 2023 per le imprese italiane resta positivo, ma non per tutti gli ambiti di attività. Oltre il 70% delle 42mila imprese registrate in più negli ultimi dodici mesi, infatti, opera in soli tre macro-settori: le costruzioni, il turismo e le attività professionali».

Il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni che, nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell’edilizia che ha caratterizzato il 2023, alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 13.541 imprese in più rispetto al 2022 (+1,62 per cento). Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate da un “boom” della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale (saldo positivo di oltre 6 mila attività e una variazione relativa dell’8 per cento).

Anno positivo anche per il comparto della vacanza, in cui si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13 per cento) e 3.015 bar e ristoranti in più rispetto al 2022 (+0,77). Alla crescita hanno contribuito significativamente anche le attività immobiliari, che a fine 2023 contano 5.197 imprese in più dell’anno precedente (+1,72 per cento).

«A fronte di questi risultati positivi», si legge sempre nello studio – i settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle imprese. Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione complessiva di 8.653 attività (-0,6 per cento su base annua) ma, approfondendo l’analisi dei dati, si rileva come il processo di selezione in questo settore abbia riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio che nel 2023 ha perso quasi 7.700 unità. Nell’agricoltura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 7.546 imprese (-1,05%) mentre la manifattura presenta una perdita complessiva di 2.962 imprese (-0,56%)». Dal dossier si evince anche che l’intero saldo positivo del 2023 è legato alla crescita delle società di capitale: 57.846 in più in termini assoluti, pari al +3,1% in linea con quanto registrato nel 2022. Le imprese individuali, che continuano a rappresentare la metà dello stock di imprese esistenti (il 50,6%), mostrano invece una flessione di quasi 2mila unità, facendo registrare, in termini relativi, un decremento che sfiora lo 0,1%.

«In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e doppia transizione, green e tecnologica, per la nostra regione è un buon risultato», commenta la presidente di Unioncamere Puglia, Luciana Di Bisceglie. «La voglia di fare impresa non è calata, anzi il suo termometro è mediamente più caldo che nella Penisola. C’è una maggiore strutturazione a livello societario, con società di capitali che in Puglia crescono a passo accelerato (+3,93%); è una dinamica chiara anche a livello nazionale (+3,12%), ma in Puglia appare addirittura più marcata. Intanto, le società di persone flettono (-1,29%) e le ditte individuali resistono con perdite (-0,22%). È quindi in atto una lenta ma continua riorganizzazione delle imprese verso forme più moderne e strutturate», conclude la presidente Di Bisceglie.. A livello provinciale, più evidente la vivacità nelle province di Brindisi e Lecce (rispettivamente, +1,33% e +1,28%), con Taranto che si attesta sulle medie regionali, mentre Bari e Foggia hanno comunque tassi di crescita positivi, ma andamento più contenuto (Bari +0,57%, Foggia +0,59%).

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