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Salento è sempre più vecchio: crollano le nascite in provincia. Pesa la mancanza di politiche per le famiglie

Nel 1945, dopo la seconda guerra mondiale, nonostante la crisi che viveva il Paese, in Italia nacquero circa 800mila bambini. Nel 2022 i nati nella nostra nazione sono stati 393mila. Il fenomeno della denatalità è stato affrontato in un convegno dal titolo: “La natalità-una finestra aperta sulla speranza e sul futuro”, organizzato dal consultorio della diocesi di Nardò-Gallipoli e dal Forum provinciale delle associazioni familiari di Lecce. All’evento hanno preso parte Gianluigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità e organizzatore degli Stati Generali della natalità, e Adriano Bordignon, attuale presidente nazionale del Forum famiglie.

Una delle cause principali della denatalità è la crescita dell’età media delle donne alla prima maternità. Nel 2006 una donna diventava mamma a 28,3 anni, oggi a 32,2. Gli studi, la formazione, la carriera e la conquista di un posto di lavoro sicuro, portano le donne a rimandare la scelta di avere un bambino. «Eppure è un figlio che ti fa vivere una vita aperta alla speranza. Purtroppo nel nostro Paese abbiamo smesso di avere figli o di averne più di uno. Ogni anno in Italia scompare una città grande come Bari, se volessimo fare un esempio dei danni demografici che provoca la denatalità. Ogni anno nascono sempre meno bambini», commenta De Palo. In provincia di Lecce, stando ai dati forniti durante l’incontro da Maria Lucia Santoro, pediatra Asl Lecce, lo scorso anno sono nati soltanto 4700 bambini, 150 in meno rispetto all’anno precedente.

«Il prossimo anno saranno ancora di meno i nuovi nati e commenteremo dati ancora più negativi. È come se ci fosse un’emorragia, ma non si interviene, eppure sappiamo che non si ferma da sola. Per la natalità serve darsi un obiettivo concreto, raggiungibile e verificabile di anno in anno. Secondo l’Istat l’unico obiettivo che possa aiutarci in questa fase così critica è quello di 500mila nuovi nati entro il 2033». Le cause sono molteplici, una su tutte la mancanza di politiche sociali incentrate sulla famiglia. Mancano sostegni economici per le famiglie con figli. Molte coppie tardano a sposarsi, e quindi a mettere su famiglia, a causa delle incertezze economiche e l’assenza di supporti concreti. Questo avrà effetti negativi anche sul mercato a causa della riduzione della produzione di beni e servizi legati ai bambini. Anche le scuole registrano già un calo significativo di presenze e alcuni istituti scolastici presto saranno costretti a chiudere i battenti e gli alunni traslocati in altri plessi.

Anche la spesa sanitaria potrebbe subire un aumento dei costi per i servizi, con conseguenze negative sul benessere della popolazione. «Sul fronte natalità – commenta Bordignon – l’Italia registra il numero peggiore rispetto ad altri Stati. Non sono mai esistite politiche per le famiglie e il 65 per cento dei giovani vive ancora in casa. È un problema strutturale e cronico per il nostro Paese, non è più una cosa da demografi o economisti, ma coinvolge tutti quanti. Dobbiamo attivare azioni di bene comune: assegno unico più semplice, generoso e stabile; riforma fiscale che non punisca le famiglie; lavoro per giovani e donne; servizi territoriali che permettano una cura degli infanti e dei fragili; e la conciliazione dei tempi di lavoro e di famiglia».

Infine, la denatalità può influenzare anche la politica sociale. Con un calo della natalità, ci sarà meno domanda di servizi per bambini e famiglie. Ciò può portare a una diminuzione dei finanziamenti per i servizi di assistenza sociale, con conseguenze negative sui diritti e sul benessere dei bambini.

Per affrontare il problema della denatalità, è necessario intraprendere azioni mirate. In primo luogo, è necessario migliorare le politiche sociali incentrate sulla famiglia e la maternità, come ad esempio sussidi di maternità, assegni per i figli e servizi di assistenza all’infanzia. In secondo luogo, è necessario fornire sostegno economico alle famiglie con figli, in modo da ridurre le preoccupazioni economiche legate alla maternità. Inoltre, è necessario incoraggiare le donne a rimandare la gravidanza al fine di aumentare la fertilità.

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