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Pnrr, Fitto a Strasburgo: «Non perderemo fondi». Pd e M5s all’attacco: «Siamo preoccupati»

La terza rata del Pnrr sarà erogata a giorni, mentre la quarta entro la fine dell’anno. E Raffaele Fitto si dice convinto che l’Italia non perderà un solo centesimo dei fondi.

Le rassicurazioni fornite dal ministro agli Affari europei durante l’incontro con gli europarlamentari italiani a Strasburgo, però, non bastano alle opposizioni che esprimono preoccupazione per il Pnrr, chiedono di essere coinvolte anche nella trattativa sul Patto di stabilità e denunciano tagli alle risorse originariamente destinate al Sud.

Dopo aver incassato gli elogi del presidente Mattarella, che dal palco di Torino lo ha ringraziato per l’«impegno inesausto» sul Pnrr, Fitto ha illustrato lo stato dell’arte agli eurodeputati. «Il lavoro procede positivamente d’intesa con la Commissione europea – ha detto il ministro – Nelle prossime giornate, avendo concluso tutto l’iter approvativo, sarà materialmente erogata la terza rata. Abbiamo avuto l’approvazione delle modifiche della quarta rata e siamo in fase di verifica dei risultati raggiunti per puntare a ottenere le risorse, anche queste entro l’anno».

In piedi restano due tavoli di confronto, uno sulla riprogrammazione complessiva del piano e l’altro sul raggiungimento degli obiettivi della quinta rata entro il 31 dicembre. Le eurodeputate dem Irene Tinagli e Camilla Laureti, però, hanno espresso «preoccupazione» sul Pnrr, chiedendo un maggiore coinvolgimento delle opposizioni anche nelle trattati per la riforma del Patto di stabilità e per la crescita.

Sulle risorse destinate al Sud, invece, è intervenuto Piernicola Pedicini nel corso di un’audizione in Commissione Bilancio a Strasburgo. Secondo l’europarlamentare, nel Pnrr si è passati da un 70% di risorse riservate al Sud a un 40 sulla carta e infine a poco più di un 10. «Come non bastasse – ha aggiunto Pedicini – a questa percentuale residua il ministro Fitto ha concordato con la Commissione europea il definanziamento di ulteriori nove misure, per un totale di 16 miliardi, in gran parte destinate a interventi di rilancio dei piccoli comuni del Sud. Ebbene, in tutta risposta, il commissario Gentiloni si è detto d’accordo con l’idea del governo Meloni di rifinanziare quelle misure con i fondi di coesione. Ma quei fondi erano già del Sud, mentre le risorse del Pnrr avrebbero dovuto essere aggiuntive e non sostitutive. Un gioco delle tre carte avviato da Draghi, perfezionato da Meloni e avallato da Gentiloni».

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