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Presentato a Bari il rapporto sull’economia italiana: minimo il gap tra Nord e Sud

Nord e Sud d’Italia più vicini, con un gap che si è ridotto al minimo tra le due aree del Paese. È quanto emerge dal rapporto di previsione dell’economia italiana e del Mezzogiorno, elaborato dal centro studi di Confindustria e presentato stamattina a Bari.

Il rapporto prende in esame il periodo tra il 2019 e il 2022, segnato anche dalla pandemia da Covid-19, e in cui l’economia italiana è cresciuta senza far registrare un grande divario tra Nord e Sud del Paese. Nello specifico, la crescita del Nord si è attestata a un +12,9% mentre il Meridione si è fermato a un +12,2% con il gap che si è ridotto rispetto a quello registrato nei 10 anni precedenti e pari a 9,5 punti.

I dati del documento, che racconta l’andamento economico degli ultimi anni e che contiene le previsioni per il 2024 e 2025 in Italia e nel Mezzogiorno, sono ottimistici. «Colpisce – ha detto Alessandro Fontana, direttore del centro studi – come dopo la pandemia la differenza di crescita tra Nord e Sud sia stata contenuta. Quel divario che si temeva si sarebbe allargato, non c’è stato».

Il prodotto interno lordo (Pil) italiano nel 2024 dovrebbe attestarsi sullo 0,9% restando in linea con quello del 2023 mentre nel 2025 dovrebbe raggiungere l’1%.

L’anno in corso sarà caratterizzato dalla propensione al risparmio mentre i consumi aumenteranno nel 2025 se sarà confermato il taglio dei tassi a partire da giugno.

L’addio agli incentivi edilizi provoca un rallentamento degli investimenti anche se il Pnrr fa ben sperare: al momento dei 194 miliardi a disposizione ne sono stati spesi 45 e impegnati 103.

Per il direttore del dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Bari, Vito Peragine, «il problema vero è la produttività e bisogna capire se il Pnrr avrà solo effetti sulla domanda o anche sulla produttività».

La direttrice del dipartimento per lo Sviluppo economico della Regione Puglia, Gianna Elisa Berlingerio, sottolinea che «sulla produttività si incide con la tecnologia e con lavoratori che hanno una buona qualità di competenze adatta a quello che le tecnologie oggi richiedono».

Per la segretaria della Cgil Puglia, Gigia Bucci, «il dato positivo sulla crescita dell’occupazione non è positivo rispetto alla qualità dell’occupazione. È infatti evidente come all’aumentare dell’occupazione non corrisponde la diminuzione delle disuguaglianze e delle povertà che invece continuano a crescere».

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