Home Rubriche Mari & Monty. Matera: da vergogna a orgoglio è un attimo

Mari & Monty. Matera: da vergogna a orgoglio è un attimo

Della bellezza di Matera si è già detto tutto o quasi. Oggi i suoi famosi Sassi sono patrimonio Unesco e meta ambitissima del cinema internazionale. Da Mel Gibson a 007 tutti ci hanno voluto fare una capatina. E non stupisce quindi la sua designazione nel 2019 come capitale della cultura. Fa, pertanto, specie dover ricordare come quegli stessi Sassi oggi tanto ammirati e visitati un tempo siano stati definiti addirittura come “la vergogna d’Italia” ed eretti a simbolo della arretratezza meridionale. Per via del sovraffollamento delle case e delle condizioni igieniche non ottimali, che portarono alla proclamazione della Legge di Risanamento dei Sassi e allo sfollamento di circa 15.000 persone nei nuovi quartieri residenziali che furono costruiti.

Altri tempi ed altre situazioni. Oggi Matera, con il suo paesaggio ineguagliabile, è una goduria tutto l’anno ed un autentico vanto per tutt’Italia, di cui è una delle principali fonti di turismo. Una città che può vantare una storia di tutto rispetto (sembra, infatti, sia la città più antica di Italia e la terza più antica al mondo dopo Gerico e Aleppo) e dei riconoscimenti considerevoli (medaglia d’argento al valore militare e medaglia d’oro al valore civile per essere stata la prima città del Meridione a insorgere in armi contro il nazi-fascismo), ma che sa anche aprirsi alla modernità, come dimostrano le manifestazioni di pubblico interesse che, Covid permettendo, non mancano mai.
Tra le stesse una menzione particolare merita sicuramente la mostra di Salvador Dalì, dal titolo“La persistenza degli opposti“, che teoricamente sarebbe dovuta terminare nel 2019, ma che invece è tuttora in corso per via del consenso ottenuto. Un’ora abbondante di full immersion nel bizzarro mondo del geniale artista dai parabolici baffi che risulta davvero istruttiva e gradevole anche per i più piccini, incantati dagli occhi ipnotici di Dalì e dalle tante rappresentazioni esterne delle sue opere sia tra i Sassi che in città.
Come dimenticare poi i tanti Belvedere, le numerose Chiese rupestri che si incontrano lungo il cammino, il Palombaro lungo e la Casa Grotta, con gli oggetti tipici dell’epoca, abitata sino al 1957 da una famiglia di undici persone più gli animali? E come dimenticare, inoltre, i buoni sapori della sua tradizionale cucina contadina, con il famoso peperone crusco sempre in mezzo a tutte le salse e la forse ancor più mitica “cialledda”?
Un luogo, Matera, la cui stessa etimologia del nome è ancora controversa (con quattro o cinque ipotesi accreditate che se la dovranno vedere probabilmente al ballottaggio finale) e che incanta gli occhi e i cuori dei suoi numerosissimi visitatori. Da quelli di Mel Gibson (che vi ha girato il film “La passione di Cristo”) che così si pronunciò: “Matera: la prima volta che l’ho vista, ho perso la testa, perché era semplicemente perfetta“, a quelli di Giovanni Pascoli (che lì iniziò con profitto la sua gratificante carriera letteraria) che la descrisse in questi termini: “Delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia.”

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