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La filosofia come supporto nel labirinto della vita. Mariella Procaccio porta i “Circoli virtuosi” anche in carcere

La filosofia che entra nella vita di tutti i giorni e illumina tutto il bene o il male della propria esistenza; la filosofia come lettura della realtà, un approccio positivo, un’apertura mentale che diventa un viaggio di scoperta e conoscenza. Ad aprire le porte di questo mondo così affascinante è la filosofa Mariella Procaccio, presidente dell’associazione di Triggiano “Circoli Virtuosi”. Pugliese, classe ‘61 e un timbro di voce che accarezza. Il suo primo lavoro di scrittura “Fuori terra-Non scordare la fisarmonica”, edito da Progedit è il risultato del suo pensiero; una forma mentis che affonda le radici a partire dall’infanzia. Un libro autobiografico, una scrittura catartica e che chiude anche il cerchio del suo percorso di lavoro ma soprattutto di passione. Siamo interessati alla filosofia come supporto nel labirinto della vita.

Lei è riuscita ad avvicinare “l’inavvicinabile” a temi apparentemente lontani dalla realtà; è entrata nelle carceri minorili, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università, nelle biblioteche e nelle case. Ci racconta questa avventura? La filosofia per tutti.

«Ho iniziato con le mie tre figlie, con l’ultima in particolare. Ora ha 23 anni ma quando ne aveva sei, insieme al mio lavoro come correttrice di bozze e alle mie lezioni private di italiano e filosofia, mi venne in mente di allargare i miei discorsi sul tema vita anche ai suoi compagni di classe; veri e propri laboratori di lettura. Con il consenso dei genitori ci riunivamo in casa e parlavo loro con un linguaggio filosofico che parte naturalmente dagli aspetti più belli della realtà come l’amicizia, la natura, gli animali, il paesaggio, canzoni, film e così via. La domanda iniziale che mi piace ricordare e che rivolgevo è: “Avete guardato il cielo stamattina?” Perché la filosofia è dentro la vita».

Un metodo “socratico” quindi basato su domande e risposte, fino ad una possibile confutazione.

«Un approccio non protocollare ma rigoroso, libero nei temi e pensieri; l’unico capace di incuriosire il mondo dell’infanzia».

Dai bambini agli adolescenti fino agli adulti, ha riscontrato poi sul campo una “sete” di filosofia intesa come ragionamento e dialogo su quello che ci circonda. Ha compreso che proprio quelle madri avevano bisogno di trattare con lei temi sull’educazione per esempio. Affrontare concetti come “limite o possibilità” per i propri figli.

«La conversazione genera contagio e le mie lezioni a carattere “casalingo” si sono presto estese alle scuole o alle biblioteche; un’attività pubblica che ha caratterizzato il mio percorso».

Con quale fascia di età è più difficile rapportarsi?

«Con l’adulto; in lui alberga la presunzione di saper già tutto. Il bambino è incantato e l’anziano è consapevole di non sapere in quanto la vita è “l’inatteso”, nel bene e nel male».

Dalla “Festa del libro” di Triggiano, lì dove vive, fino ai “Caffè filosofici”, ai Pon nelle scuole e alle lezioni all’Ute (Università della terza età), la sua attività è entrata anche lì dove sembrava impresa ardua: nelle carceri.

«La mia vita, e lo racconto nel libro, è testimonianza della complessità e sono riuscita ad affrontare tutte le avversità grazie alla filosofia; un faro capace di emettere potenti segnali luminosi. Così come ha salvato me può essere un’opportunità per tutti, anche per chi è dietro le sbarre. Grazie ad un giudice donna, alcuni anni fa, sono entrata nel carcere dei minori di Bari, il “Fornelli”; una grande occasione di apertura all’altro in una dimensione di comprensione. Sono da sempre interessata, per esperienze familiari, alla malattia mentale e alla perdita di libertà».

In questa esperienza durata due mesi, quali temi ha affrontato con i giovani?

«“L’errore”, un argomento inserito nel progetto “Mi leggo dentro” e se da parte in diversi ragazzi c’è stata una chiusura totale, su altri si è aperta una breccia».

Mariella Procaccio ha vissuto la sua vita tra il sud e il nord, tra Triggiano e Milano e ha teso le sue energie in una incessante voglia di “sradicamento mentale”: che parte da un luogo fisico, un “Fuori terra”, dal titolo della sua opera prima, e diventa una forma mentis aperta e pronta al cambiamento; una condizione inizialmente difficile e che poi diviene invece un’opportunità. Laureatasi in Filosofia a Bari, suggerisce di non avere paura degli spostamenti, mai. Pagine che guardano alla vita e danno ordine al caos.

Oggi la filosofa terrà un incontro con docenti e studenti dell’ITC di Triggiano e dialogherà con la professoressa Filomena Montella.

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