Home Attualità Taranto, i sindacati al ministero. Preoccupante il futuro di 3 mila lavoratori

Taranto, i sindacati al ministero. Preoccupante il futuro di 3 mila lavoratori

Mercoledì prossimo prenderà il via il confronto al ministero del Lavoro tra sindacati dei lavoratori metalmeccanici e Acciaierie d’Italia sulla procedura di cassa integrazione straordinaria avviata dall’azienda per 3mila lavoratori, di cui 2500 nel sito di Taranto, per un periodo di uno o anche due anni. Al tavolo sono stati invitati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb, Ugl, Fimu, Failms e Fismic, ma anche il ministero dello Sviluppo economico, Confindustria e i rappresentanti delle Regioni Puglia, Liguria, Veneto, Lombardia e Piemonte.

Il confronto partirà in salita, già nei giorni scorsi, dopo un incontro romano nella sede di Confindustria, i sindacati hanno chiaramente respinto la richiesta di uso degli ammortizzatori sociali da parte del gruppo siderurgico, specie in una fase in cui manca ancora un piano di rilancio del colosso industriale. L’azienda con l’ad Lucia Morselli, ha precisato che la cassa non costerà esuberi ma sospensioni temporanee e che l’azienda si prepara al rilancio facendo ripartire a giorni l’altoforno 4 appena ristrutturato, puntando ad una produzione di 5,5 milioni di tonnellate di acciaio nel 2022. «Un teatrino piuttosto deludente», per l’Usb, che respinge la nuova richiesta di sacrifici sulle spalle degli operai. «Dimentica l’azienda il piano industriale sottoscritto a settembre 2018 che garantiva la realizzazione di un piano ambientale condiviso con la Commissione europea coinvolgendo tutta la forza lavoro, anche gli ex Ilva. Aspettative ad oggi inattese».
E proprio gli ex lavoratori di Ilva non riassorbiti da Adi, che hanno protestato giorni fa a Bari, rischiano, secondo Rocco Palombella della Uilm, di finire licenziati. «L’accordo del 2018 – dice Palombella – è ancora valido e noi non siamo in grado di firmare un accordo su cassa per due anni. A credere ancora nello stabilimento di Taranto sono rimasti in pochi». Scettici anche gli altri leader sindacali, Valerio D’Alò di Fim Cisl e Gianni Venturi di Fiom Cgil, che pur apprezzando le promesse di investimenti sugli altoforni, chiedono allo Stato di garantire sulla tenuta produttiva e le prospettive strategiche del gruppo di cui presto sarà socio di maggioranza.

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