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Referendum, Quesito V. Scheda verde. Nuove regole per voto Csm così un argine alle correnti

Mancano pochi giorni al voto per i referendum sulla giustizia. In queste settimane, come accade a tanti altri colleghi, mi capita di girare, partecipare a dibattiti, convegni o confronti per parlare dei quesiti referendari. Perché, a fronte di una loro presunta complessità, politica e mass media hanno comunque il dovere di aumentare il livello di informazione per arrivare al voto in maniera consapevole.

Purtroppo, però, è sin troppo evidente l’ingiustificabile disinteresse di tutti gli organi di comunicazione che rischia seriamente di compromettere la partecipazione al voto. Un vento giustizialista non ancora sopito; la volontà di mantenere più o meno salda la compagine neo-progressista del centrosinistra; sino alla priorità di temi “più importanti” come la guerra e la pandemia. Molte sono le controspinte rispetto al quorum referendario. Tutte poco comprensibili.

La più illogica e politicamente sbagliata è quella secondo la quale la riforma Cartabia possa “coprire” i temi del referendum, che diventerebbero dunque inutili. Questo non è assolutamente vero: perché i temi – ad eccezione della separazione delle funzioni – sono tutti in delega e non entreranno subito in vigore; perché la maggioranza ha voluto posticipare l’arrivo in aula al Senato il 15 giugno proprio nel rispetto della volontà degli elettori. Chi pensa che questi siano referendum contro i magistrati sbaglia, come dimostra il quesito che abolisce la necessità di raccogliere le firme per chi voglia candidarsi al Csm perché consente ai singoli magistrati di divincolarsi dalle correnti e di far prevalere la meritocrazia all’appartenenza.

Un quesito semplice, fortemente evocativo dell’autonomia tanto reclamata dalla magistratura che lavora, che libera il Csm da condizionamenti e controlli ingiustificati. Non manca l’aspetto ironico, la cifra del confronto politico sui referendum: queste firme sono state eliminate anche nella riforma Cartabia. Eppure Cinque Stelle e Pd, salvando la buona pace di pochi lungimiranti, invitano a votare no o, ancora peggio, a non votare, tradendo lo spirito del più alto esercizio di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione. Ecco un motivo in più per ribadire la necessità di andare al voto domenica 12 giugno e votare sì.

L’on. Catello Vitiello è Componente della commissione Giustizia alla Camera dei Deputati

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