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L’Italia va e non merita fesserie

Chissà se nell’orgasmo prestazionale della campagna elettorale le promesse non mantenibili supereranno quelle credibili.

Ci aspettano tre mesi di chiacchiere. Nessuno risparmierà nessuno per conquistare l’ultimo voto e, per farlo, tenterà di persuaderci con fandonie da primato. Dunque con l’accortezza di diffidare delle solite sirene tentatrici, parliamo di una buona notizia: nonostante la crisi politica, l’Italia va. Siamo, di fatto, la terza potenza d’Europa. L’economia continua a crescere oltre le previsioni e – udite udite – lo fa più che in Francia ed in Germania. In un momento in cui neanche gli Stati Uniti se la passano bene, “la nostra fase espansiva – come evidenzia l’Istat – prosegue per il sesto mese consecutivo”.

Insomma, siamo anche noi nel tunnel della pandemia, della guerra e dell’inflazione, ma – a differenza dei nostri partner continentali – il nostro lascia intravedere – lì in fondo – la luce o perlomeno un bagliore d’ottimismo. Tra le ragioni di questo successo, oltre alla liquidità immessa sul mercato dal governo di Draghi, anche il risveglio di comparti prima dormienti come il turismo che sta registrando ottimi numeri.

Ma soprattutto, al netto, il merito va a quelle imprese che negli anni hanno imparato a superare le crisi finanziarie, gli ostacoli burocratici e ad allinearsi alla concorrenza straniera spesso superandola per qualità ed offerta. È a queste aziende che va il nostro plauso. Alle loro maestranze, alle loro proprietà. Quelle che non buttano il tempo a lamentarsi, quelle che di prima mattina già sono in piedi a trovare il modo per stare al mondo, per fare bene. Ecco, questa Italia non merita fesserie, ma aiuto e concretezza.

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