Home Editoriali Quando la memoria archiviata si popola di fantasmi

Quando la memoria archiviata si popola di fantasmi

La memoria di un popolo, cuore di una comunità, la ricerca continua del passato al quale “aggrappare” le speranze del domani.

“L’archivio storico” lo scrigno di tesori incredibili, gemme preziose e necessarie per ognuno di noi che prova a ricostruire storie, avvenimenti, vicende familiari, identità e tradizioni. Per le nostre istituzioni di ogni ordine e grado, l’archivio storico è fantasma, un ectoplasma, una materia inutile, dove non serve spendere soldi e tempo perché erroneamente considerato un luogo semplicemente non utile al reperimento rapace, con tutto il rispetto per i rapaci in quanto esseri nobili, del consenso elettorale.

A Rocchetta Sant’Antonio come in decine di piccoli comuni e non solo del territorio gli archivi semplicemente non esistono oppure non sono fruibili perché, questa la motivazione dominante, non c’è personale addetto.

Epurare nel tempo del Pnrr, nell’era della digitalizzazione spinta, dell’intelligenza artificiale anche per cucinare uno spaghetto, l’archivio storico non trova cittadinanza istituzionale. Questo luogo sacro della memoria, invece rappresenta una straordinaria opportunità strategica per rilanciare segmenti importanti ad ogni livello.

Per un piccolo Comune può essere un gancio perfetto per arrivare al mondo universitario, ai ricercatori, agli studenti di ogni ordine e grado, per non parlare di chi scrivi libri, romanzi, saggi, poesie.

Ogni Regione dovrebbe avere un archivio storico centralizzato e messo in rete con gli archivi parrocchiali, le confraternite, i comuni, le cooperative, la associazioni di ogni livello, di ogni genere e grado. La ricerca storica, il nostro pensiero antico che incrocia le grandi arterie della ricerca europea e mondiale.

Nel tempo del turismo delle radici, non avere archivi attivi è una iattura enorme, un disastro che pagheremo a caro prezzo.

L’archivio storico e la biblioteca provinciale di Foggia dovrebbero essere l’avanguardia di una Capitanata che prova ad essere protagonista in positivo nel nostro Mezzogiorno. Invece assistiamo ad un paradosso vergognoso con la nostra Università che scala posizioni su posizioni , con docenti universitari in cima alla lista di speciali classifiche di merito e non abbiamo un sistema di archivio, biblioteca e musei all’altezza del compito.

Ancora più grave quando cittadini, studiosi, ricercatori, anziché trovare tappeti rossi e condivisione da parte delle Istituzioni trovano ostacoli, limiti burocratici, insensibilità, nonostante i proclami e i tanti post su Facebook dove si vantano di ottenere fondi per la cultura per realizzare cattedrali inutili e chiuse.

È questo un tempo di necessaria sfida per aprire varchi nei muri dell’indifferenza, del qualunquismo, dell’uno vale uno come inequivocabile atto di mediocrità, insufficienza, indistinto. Erodoto, il primo grande storico greco, ritenuto da Cicerone “il padre della storia”, narra di fatti e periodi storici , fondati sull’analisi e l’interpretazione delle fonti, amava dire: “ Ben poche cose accadono al momento giusto, il resto non accade affatto. Lo storico coscienzioso correggerà questi difetti”: proviamo a correggere questi difetti e regaliamo alle nuove generazioni il gusto ed il brivido di conoscere il loro passato anche se vivono in un piccolo comune delle aree interne come Rocchetta Sant’Antonio o qualsiasi altro comune dei Monti Dauni.

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