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Ma il Sud è ancora dimenticato

Nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei ministri il progetto di legge delega sulla riforma del Fisco: prevista la riduzione delle aliquote Irpef e una detassazione degli utili d’impresa se reinvestiti. Eppure non c’è alcuna traccia di misure particolari per il Mezzogiorno.

Il Sud resta ancora una volta il grande escluso nei programmi di riforma del governo Meloni. Il tema è centrale, si parla di tasse e fisco. Entro la metà del mese di marzo, come ha dichiarato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, arriverà in Consiglio dei ministri il progetto di legge delega sulla riforma fiscale. L’intenzione principale di Palazzo Chigi – si legge nelle dichiarazioni del numero due del Ministero dell’Economia e delle Finanze – è quella di ridurre a tre le aliquote dell’Irpef facendo anche leva su una revisione delle deduzioni e delle detrazioni fiscali. Con l’introduzione dei tre scaglioni, però, chi oggi guadagna tra i 15 e i 28mila euro pagherà il 2-3% di tasse in più, percependo, quindi, un importo netto inferiore. Ci guadagnerà, invece, chi oggi ha un reddito tra i 28 e i 50mila euro: con un reddito di 35mila euro si avrà una riduzione di dell’Irpef di circa 400 euro annui.

La riforma fiscale contiene, tra l’altro, anche una revisione dell’imposta dovuta dalle società prevedendo la riduzione dell’aliquota dal 24 al 15% nell’ipotesi in cui l’impresa, invece di distribuire gli utili ai soci, li impiega nel biennio successivo in investimenti innovativi, brevetti e/o per assumere disoccupati più ai margini del mercato del lavoro. L’impegno del governo Meloni è apprezzabile, ma si può e si deve fare di più.

Nessuna misura particolare è stata prevista per il Mezzogiorno dove il maggior numero delle regioni registrano il reddito pro-capite più basso di tutto il Paese. Almeno con riferimento al comparto delle imprese, sarebbe auspicabile introdurre incentivi potenziati per le aziende che assumono i residenti nelle regioni del Sud, in particolar modo con riguardo ai percettori del Reddito di cittadinanza che perderanno il beneficio a partire dal 2024. Non si parla più di alcuna flat tax per i redditi da lavoro dipendente e nessun taglio delle imposte per i redditi più bassi che, paradosso, con questa riforma pagherebbero più tasse. In che direzione vuole andare, quindi, questa riforma?

Vincenzo Castellano è commercialista e segretario federale del movimento Italia del Meridione

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