Home Editoriali Pace subito o per il Sud sarà la fine

Pace subito o per il Sud sarà la fine

Le previsioni economiche per l’autunno in corso fanno tremare i polsi. Basta dare un’occhiata all’Autumn 2022 Economic Forecast per rendersene conto. Secondo la Commissione europea, in Italia, quest’anno il tasso di inflazione raggiungerà addirittura l’8,7% per poi rallentare progressivamente e giungere al 2,3 non prima del 2024. Nello stesso tempo, la crescita dei salari dovrebbe recuperare in modo molto graduale e più in là nel tempo, visto che le paghe dei lavoratori dipendenti sono oggetto di accordi chiusi ben prima che le imprese fossero costrette a fare i conti con lo choc dei prezzi energetici scatenato dalla guerra tra Russia e Ucraina. In altri termini, le famiglie e le aziende devono rassegnarsi ad affrontare (almeno) un anno durissimo, come forse non se ne vedevano da decenni. Ed è anche e soprattutto questo che rende indispensabile e particolarmente urgente una mobilitazione seria per riportare la pace nell’Est europeo. La situazione attuale, d’altronde, è già sufficientemente grave. Prendiamo in esame proprio il caso della Puglia, regione dove l’agricoltura svolge un ruolo strategico.

Dati di Coldiretti alla mano, i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia vanno dal +170% dei concimi al +129 per il gasolio nelle campagne, mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno. Ovviamente, questi rincari si ripercuotono sulle famiglie e quindi non deve meravigliare che i prezzi di prodotti di prima necessità come olio di semi, burro e margarina facciano registrare impennate rispettivamente del 60,5, del 38,1 e del 26,5%. Risultato: 440mila famiglie, nella sola Puglia, sono costrette a chiedere aiuto per mangiare. E il futuro, come detto, non è roseo, soprattutto se si pensa alla politica monetaria adottata dalla Banca centrale europea per fronteggiare l’inflazione: se da una parte l’aumento dei tassi di interesse serve a contenere la galoppata dei prezzi, dall’altra implica una minore disponibilità finanziaria per ciascun individuo, il che a sua volta può portare alla recessione.

Ecco perché la pace tra Ucraina e Russia non è soltanto questione di rispetto dei diritti umani e della libera autodeterminazione dei popoli. Questo tema riguarda l’Europa – dunque anche l’Italia, il Sud, la Puglia e la Basilicata – in maniera ancora più diretta di quanto si possa credere. Lo choc economico della guerra non rischia di affossare la ripresa dopo gli anni difficili della pandemia: il pericolo è quello della morte di quel tessuto fatto di piccole e medie imprese che storicamente rappresenta lo zoccolo duro del nostro Paese. E dunque? Dunque l’Europa deve adottare qualsiasi iniziativa per far sì che Ucraina e Russia si siedano a un tavolo di trattativa e raggiungano la pace. Ne va della sopravvivenza dell’Italia che, tra l’altro, sta contribuendo allo sforzo bellico del popolo aggredito.

L’alternativa, insomma, è chiara: o la pace o la morte. Ed è bene che le istituzioni, a tutti i livelli, tengano presente questo concetto. Il comitato per la pace Terra di Bari lo ha ricordato al sindaco Antonio Decaro, che rappresenta tutti i Comuni italiani in quanto presidente dell’Anci, al presidente pugliese Michele Emiliano e anche alle autorità religiose locali, ai quali ha chiesto di promuovere un’iniziativa per la pacificazione dell’Est europeo, essendo la regione un naturale ponte verso l’Oriente. Ben vengano appelli simili o manifestazioni come quelle svoltesi recentemente a Roma e a Milano, purché siano seguite da un impegno forte e concreto dei governanti: in gioco c’è la sopravvivenza di tutti noi.

Raffaele Tovino è dg di Anap

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