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Primarie a Bari, il centrosinistra tira dritto. Laforgia: «Timori confermati». Leccese: «Tenere alta la guardia»

Primarie confermate: nonostante il terremoto politico che ieri si è abbattuto sulla politica barese, il centrosinistra non ha alcuna intenzione di rinunciare alla consultazione popolare per la scelta del candidato sindaco tra Michele Laforgia e Vito Leccese. Le (presunte) infiltrazioni malavitose nelle elezioni comunali e nelle primarie del centrodestra nel 2019, però, hanno un duplice effetto: nel centrosinistra riaccendono in dibattito sulle primarie «strumento dei clan», secondo l’ormai nota definizione coniata da Laforgia, mentre nel centrodestra riaprono vecchie ferite, col leghista Fabio Romito che parla di «ferita aperta».

Il commento di Laforgia, dunque, non si è fatto attendere. E il penalista, che nei giorni scorsi ha detto sì alle primarie, ieri ha esternato nuovamente le proprie perplessità: «Le misure cautelari confermano e rafforzano le preoccupazioni che ho espresso da mesi per le prossime elezioni amministrative, anche per le primarie. Il fatto che siano sotto accusa candidati ed esponenti del centrodestra o del centrosinistra, ovvero transitati dall’uno o all’altro schieramento, dimostra soltanto che il rischio di inquinamento del voto è trasversale e riguarda tutte le forze politiche». Da Laforgia nessun dietrofront su quelle che definisce “unitarie”, ma un appello allo sfidante Leccese per concordare regole che garantiscano la regolarità delle prossime consultazioni: «Confido che concorderemo, col candidato sindaco del Pd e tutte le forze politiche della coalizione, modalità rigorose, con regole certe, per le prossime unitarie. La differenza non è soltanto lessicale: si tratta di individuare forme, diverse dal passato, per garantire l’esercizio del voto libero, consapevole e gratuito».

Per parte sua, Leccese dimostra di riconoscere il pericolo di infiltrazioni malavitose quando dice che «non dobbiamo mai abbassare la guardia». Poi aggiunge: «Le commistioni tra politica e mafia devono essere condannate senza se e senza ma. Il tentativo di condizionare o inquinare il voto rappresenta un attentato alla democrazia ed è compito della stessa politica attivare un sistema di anticorpi in grado di evitare fenomeni degenerativi di questo tipo».

Mentre il centrosinistra si interroga sulle strategia da adottare per garantire la trasparenza delle scelta del candidato sindaco, nel centrodestra si riaprono vecchie ferite. È il caso di Fabio Romito che, nel 2019, si candidò alle primarie per la scelta del sindaco di centrodestra sfidando Pasquale Di Rella e Filippo Melchiorre. All’epoca l’esponente della Lega riportà il 28,7% delle preferenze, piazzandosi al secondo posto dietro il berlusconiano Di Rella col 51 e davanto al meloniano Filippo Melchiorre col 19,6. Immaginare che cinque anni fa, come emerge dalle carte dell’inchiesta, le primarie del centrodestra possano essere state in qualche modo inquinate, è un duro colpo per Romito. «Le primarie del 2019 sono una ferita aperta che ricordo con dispiacere e amarezza. Tante volte mi è stato contestato di averle perse in modo netto. Assistiamo a fatti che lasciano senza parole», chiosa il consigliere regionale del Carroccio che stavolta dovrebbe essere candidato a sindaco di Bari. Sulla stessa lunghezza d’onda Melchiorre: «Se è così, sono orgoglioso di aver perso quelle primarie».

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