Home Attualità Trinitapoli, studenti in piazza dopo l’incendio nel cantiere della scuola: «Basta sopraffazione»

Trinitapoli, studenti in piazza dopo l’incendio nel cantiere della scuola: «Basta sopraffazione»

Grande successo per la manifestazione degli studenti di Trinitapoli scesi per strada portando striscioni ed inneggiando slogan come “vogliamo una scuola a colori non la fuliggine dei vostri animi”. Sono i giovani delle scuole di diverso ordine e grado del piccolo centro ofantino che hanno manifestato per le strade della città dopo che, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, un incendio ha danneggiato il cantiere del nuovo plesso dell’istituto “Dell’Aquila-Staffa” distruggendo tra l’altro i nuovi spazi che dovevano ospitare aule, laboratori e uffici. Erano presenti, oltre alle scolaresche della comunità, i rappresentanti del mondo associativo, le parrocchie e le istituzioni rappresentate da uno dei commissari prefettizi, Massimo Santoro, la comandante della polizia locale Giuliana Veneziano e il comandante della Stazione dei carabinieri.

«La rabbia e la violenza devono lasciare il posto all’impegno quotidiano per la costruzione di una società migliore» hanno scritto i ragazzi delle quinte B e D della scuola “Don Milani”. «Il messaggio che vogliamo dare è questo: noi, studenti e professori dell’istituto Dell’Aquila – Staffa, i genitori e tutta la cittadinanza di Trinitapoli, non abbiamo paura e non vogliamo avere paura – ha dichiarato il dirigente scolastico dell’istituto promotore della manifestazione, Ruggiero Isernia -. Vogliamo- ha concluso il dirigente Isernia -solo continuare a fare il nostro lavoro che è quello di insegnare i principi della convivenza pacifica, della non violenza, della legalità. Perché la scuola è questo che fa. Noi non abbiamo paura di questo episodio. Noi abbiamo paura quando i ragazzi abbandonano la scuola in età prematura perché è allora che comincia a crearsi il fenomeno della delinquenza minorile, dei ragazzi che vanno ad alimentare le file dei delinquenti».

E’intervenuto anche monsignor Giuseppe Pavone in rappresentanza della Chiesa locale. «Siamo stati tutti feriti, la vostra presenza è una forma di reazione alla violenza non solo per quello che è accaduto, ma è la reazione agli abusi, ai soprusi che si subiscono, dobbiamo risorgere». Molti sono stati i genitori presenti: «Abbiamo il dovere di continuare a inculcare insistentemente nei nostri figli la contrapposta cultura della legalità, della bellezza della conoscenza e della cultura- ha affermato una mamma, rappresentante di classe -l’arma che abbiamo a disposizione è di formare menti libere capaci di opporsi alla cultura della sopraffazione».

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